28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
La crisi della Maggioranza

Berlusconi: fiducia o voto in autunno

«Riforma fiscale, federalismo, piano per il sud, riforma giustizia, incremento della lotta alla criminalità». Finiani: «Nostra vittoria»

ROMA - Cinque punti non trattabili per la fiducia; cinque punti per 'recuperare' i finiani; per proseguire nell'azione di governo, confermare processo breve e scudo per le alte cariche; e per evitare il voto che Silvio Berlusconi vede inevitabile, in caso contrario, tanto da individuarne anche la data: entro dicembre. Il premier li ha presentati ieri sera in una conferenza stampa dai toni duri, dopo un vertice di chiusura che a palazzo Grazioli ha impegnato per otto ore i capigruppo e i coordinatori Pdl 'coadiuvati' da Tremonti, Letta, Mattioli, e anche il sindaco di Roma, Alemanno.
E i finiani hanno subito replicato che il documento a grandi linee va bene, che non hanno problemi a votarlo in parlamento, anzi, come dice il «falco» Fabio Granata: «non mi sembra siano venute fuori grandi novità».

Ecco i cinque punti chiave del programma di rilancio dell'azione di governo «da realizzare nei restanti tre anni della legislatura», sul quale «verrà chiesta la fiducia in Parlamento», elencati in un lungo documento di dieci pagine lette dal premier:
- federalismo
- riforma fiscale con riduzione della pressione fiscale complessiva e revisione delle imposte che «progressivamente diminuiranno»
- piano per il Sud: rilancio dei lavori pubblici con il ponte sullo Stretto e il completamento della Salerno-Reggio Calabria; banca del Sud per il finanziamento delle piccole realtà imprenditoriali
- giustizia: riforma complessiva della giustizia civile e penale con il «giusto processo», processi più veloci e separazione delle carriere dei magistrati; tutela giudiziaria per le alte cariche dello Stato; riforma costituzionale del Consiglio superiore della magistratura; approvazione «al più presto» del ddl intercettazioni, anche se, ha detto Berlusconi, «con questa legge il problema delle intercettazioni non si risolve affatto»
- sicurezza: lotta «senza tregua» alla criminalità organizzata, proseguimento del dispiegamento dei militari nelle grandi città; respingimento degli immigrati illegali.

Sul voto anticipato i toni di Berlusconi sono ultimativi. Ma come fatto trapelare già nelle scorse ore, Berlusconi non mette nero su bianco un documento inaccettabile agli occhi dei finiani, né spinge per una rottura immediata. Certo il Cavaliere, fedele al suo credo politico, denuncia lo spettro di un ribaltone antidemocratico e agita l'ipotesi di urne a dicembre. Ma nello stesso tempo, buttando giù cinque punti non proprio indigeribili, di fatto mette sul tavolo un «penultimatum» che dovrà essere articolato con precisione prima dell'approvazione in Parlamento.
E già, perché lo stato maggiore del Pdl sembra quasi prendere tempo e rimandare alla verifica parlamentare eventuali atti di rottura, esponendosi per ora al rischio di un sì di principio alla fiducia seguito da una crescente guerriglia parlamentare da parte dei finiani, che di fatto allontanerebbe la possibilità di tornare a breve alle urne, come sollecitato negli ultimi due giorni da Umberto Bossi.
Proprio la Lega sembra aver agitato lo stato maggiore pidiellino fin dal mattino. Prima in frenetici contatti telefonici, poi durante il vertice è emerso chiaro il timore di un Carroccio capace di erodere una fetta consistente del consenso del Popolo della libertà in caso di elezioni anticipate.

Quanto ai finiani, la linea semi ufficiale è sintetizzata dalle parole di uno di loro, che non lasciano spazio ad equivoci: «Abbiamo vinto».

LE REAZIONI

Italo Bocchino - Il primo a replicare al documento di 10 pagine con i punti programmatici del governo approvato dal vertice Pdl e reso noto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è stato il capogruppo finiano alla Camera, Italo Bocchino: «Per noi non c'è nessun elemento di novità o di sorpresa, anzi, ci sembra un documento lapalissiano per quanto ci riguarda, in quanto facciamo parte di questa maggioranza e intendiamo restarci».
In particolare Bocchino ci tiene a sottolineare che questi punti, «per l'80%, danno ragione alle richieste di Gianfranco Fini, prima alla direzione del partito e poi nell'intervista a Giuliano Ferrara». E dunque: «Il federalismo senza sgravi fiscali è una richiesta di Fini, la riforma fiscale è un'altra richiesta di Fini, così come il piano per il Sud». Per quanto riguarda la giustizia, il tema più caldo, Bocchino ricorda «di esserci impegnati nel programma elettorale». E quindi «sì alla riforma complessiva della giustizia, e sì anche al ddl sulle intercettazioni», con l'unica eccezione del processo breve, che non è compreso nel programma. «Lo valuteremo nel merito - assicura il capogruppo Fli - così come abbiamo fatto fino ad ora. Su questo punto non ci siamo impegnati con gli elettori. Certo, se il premier ce lo chiede, ci spiega, ed è chiaro quanti processi potrebbero saltare noi siamo disposti a votarlo. Certo ci potrà essere - ha aggiunto Bocchino - un distinguo in sede di votazione alla Camera. Comunque siamo pronti a confrontarci su questo tema». Infine il quinto punto, quello sulla sicurezza: «siamo certamente favorevoli al contrasto dell'immigrazione clandestina - dice - ove sia accompagnata dalla capacità di favorire una reale integrazione». Insomma, conclude l'esponente finiano «daremo il nostro voto a questo programma, e la fiducia al governo».

Adolfo Urso - La conclusione del vertice del Pdl, con i cinque punti programmatici illustrati da Silvio Berlusconi «è un buon inizio per tornare a ragionare di politica e programmi e di cose concrete che servono agli italiani». E' questo il commento di Adolfo Urso, viceministro allo Sviluppo economico ed esponente del gruppo finiano di Futuro e Libertà. Quanto all'annuncio del premier secondo il quale sul documento non ci sarà trattativa, «se il documento è buono...» si limita a dire Urso.

Antonio Di Pietro - Secondo Antonio Di Pietro «Berlusconi finalmente getta la maschera e dice in realtà che cosa vuole: una giustizia a suo uso e consumo, un fisco che assicura impunità agli evasori e un politica economica solo a favore della cricca piduista di cui fa parte».
«A questo punto, spetta alla coscienza di ciascun parlamentare - dice in una nota il leader dell'Idv - assumersi le proprie responsabilità per decidere da che parte stare. A noi sta bene la verifica che chiede Berlusconi, perché così si capirà chi lancia il sasso e nasconde la mano e chi, invece, ha il coraggio di andare fino in fondo nelle proprie azioni».
«Berlusconi - prosegue Di Pietro - rappresenta oggi, non solo una questione morale di cui il Paese deve liberarsi, ma anche un ostacolo per il futuro dei nostri figli. E quindi coloro che hanno ammesso di aver sbagliato finora per aver assecondato Berlusconi hanno l'occasione di non ripetere l'errore e mandare a casa il satrapo nostrano. Se non lo fanno, dovranno tacere per sempre», conclude.

Pierluigi Bersani - «Che cosa c'è di nuovo sotto il sole? Berlusconi racconta favole, ragiona da caudillo sui temi della democrazia, della Costituzione, della legge elettorale e, al dunque, vuole il suo 'processo breve'. Il documento Pdl certifica, in realtà, il fallimento di questi due anni di governo e non offre base alcuna per affrontare i problemi reali del paese, dei quali non si mostra la minima consapevolezza». Così Pier Luigi Bersani, segretario del PD commenta il vertice di palazzo Grazioli.
«Adesso - sostiene Bersani - la parola è al Parlamento. Noi apriremo il confronto tra tutte le forze di opposizione e apriremo la nostra mobilitazione nel paese. Certamente, con un governo così non si può andare avanti».