A Sassari l'addio al Presidente: «Picconava» per amore
E a volte si pentiva. Pianse sincero per Moro. Nessuna Autorità. Dopo la cerimonia il feretro portato nel cimitero monumentale nella tomba di famiglia
SASSARI - Bianca Berlinguer abbraccia la figlia di Francesco Cossiga in lacrime, mentre il feretro lascia la chiesa di San Giuseppe avvolta nella bandiera con i quattro mori annodata al tricolore. Piange Giuseppe Cossiga, si commuove Beppe Pisanu, accanto a Mario Segni, Arturo Parisi ed Enzo Carra. Davanti al sagrato due ali di cittadini, diverse migliaia, applaudono al passaggio della bara, salutata dal Gis e dagli Incursori della marina. Cerimonia senza autorità, come richiesto espressamente dal Presidente nelle sue ultime volontà. E infatti neanche Silvio Berlusconi, che pure è in Sardegna, partecipa al rito funebre. Gli unici rappresentanti delle istituzioni presenti sono Ugo Cappellacci, presidente della Regione Sardegna, e i sindaci di Sassari e Chiaramonti.
«Picconava con amore» - Il ricordo che più commuove amici, parenti, ex compagni di partito e sassaresi che affollano la chiesa di San Giuseppe, è quello di monsignor Pietro Meloni, vescovo di Nuoro e amico d'infanzia di Cossiga. «Un uomo di grande fede» assicura, «assetato della verità e della giustizia», che «forse aveva sentito la voce di una chiamata alla vita del Vangelo». Ma anche un uomo delle istituzioni, «tutti riconoscono che è stato fedele allo Stato, alla sua coscienza e a Dio». Il Presidente è per monsignor Meloni semplicemente, affettuosamente «Francesco», senza sfuggire al ricordo di due della fase più contestate, travagliate della sua lunghissima carriera politica: il sequestro Moro e gli ultimi anni al Colle.
«Seppur picconava con amore, la sua vittima di turno faceva fatica a leccarsi le ferite», ma si trattava a volte anche di «qualche pavoneggiamento che lui stesso riconosceva pentendosene e sentiva il dovere di dover essere perdonato». E però, come gli confidò lui stesso descrivendo la fase da 'picconatore', convinto di dover smuovere un sistema, quando riscoprì il proverbio che dice 'dai matti e dai bambini si può sentire la verità'». Quanto al rapimento dello statista democristiano e alla sua esecuzione, ministro dell'Interno proprio Cossiga, il vescovo di Nuoro assicura che il politico democristiano pianse «lacrime sincere per la tragedia del suo amico Moro».
L'ultimo ricordo amaro e un po' commosso è di Pisanu, mentre si allontana lentamente dalla chiesa: «Se n'è andato l'ultimo dei grandi sardi. E' una perdita per molti di noi, ma soprattutto per l'Isola».
Il figlio - «È stata una celebrazione in forma familiare e arricchita dalla presenza di tutti voi, così concludiamo questo viaggio di fede e di dolore, da qui vi abbracciamo tutti e affido mio padre alle vostre preghiere». Con queste poche parole Giuseppe Cossiga ha salutato i presenti dall'altare della chiesa di San Giuseppe al termine della celebrazione funebre per la morte del padre Francesco
A Roma - In precedenza questa mattina non una messa in suffragio, ma le sacre esequie del Presidente emerito della repubblica Francesco Cossiga, si sono svolte nella chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo in via del Corso a Roma. Mercoledì, al termine di una lunga giornata che ha visto sfilare nella camera ardente predisposta nella chiesa madre del Policlinico Gemelli le massime cariche dello Stato, personalità politiche e militari, era circolata la voce di una «messa strettamente riservata ai parenti e amici più stretti».