16 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Nota congiunta dei capogruppo alla Camera e al Senato

Il Pdl non arretra: Berlusconi o il voto

«Se non ci fossero i numeri per la maggioranza ricorrere alle urne». Ieri la dura nota del Quirinale protestava per le «pressioni indebite»

ROMA - I capigruppo del Pdl tornano a rivolgersi al Capo dello Stato e ribadiscono: in caso di crisi di governo, l'unica via è tornare alle urne. «Nessuno sta forzando e nemmeno pensa di forzare la mano al capo dello Stato» affermano Maurizo Gasparri e Fabrizio Cicchitto in una nota congiunta. Tuttavia nel bipolarismo sulla scheda c'è anche il nome del premier, affermano. «E ipotizzare governi tecnici o di transizione senza consenso elettorale sarebbe vista come una manovra di palazzo lontana dal mandato del popolo».

Dura nota di Napolitano - Il nuovo intervento del Pdl giunge all'indomani delle parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che lunedì era intervenuto con una dura nota per mettere un freno a quelle che definiva «gratuite insinuazioni e indebite pressioni». Replicando così a un'intervista di Maurizio Bianconi, vice presidente del gruppo Pdl alla Camera, apparsa domenica sul Giornale, che lo aveva accusato di tradire la Costituzione.
«Essendo questa materia regolata dalla stessa Carta (di cui l'onorevole Bianconi è di certo attento conoscitore) - era stato l'affondo del Presidente della Repubblica - se egli fosse convinto delle sue ragioni avrebbe il dovere di assumere iniziative ai sensi dell'articolo 90 e relative norme di attuazione. Altrimenti le sue resteranno solo gratuite insinuazioni e indebite pressioni».

Di segno del tutto opposto da quella del Pdl la nota congiunta dei capigruppo del Pd, Franceschini e Finocchiaro: «Il presidente del Consiglio e il Governo possono rassegnare le dimissioni o chiedere la fiducia al Parlamento. Ma tutto ciò che avviene un minuto dopo le dimissioni o dopo la mancata fiducia da parte delle Camere è, secondo la Costituzione del nostro paese, nelle mani del capo dello Stato. Qualunque decisione il capo dello Stato decidesse di adottare, noi la rispetteremo fino in fondo. Il potere di scioglimento delle Camere è, secondo la Costituzione, nelle mani del presidente della Repubblica, al cui equilibrio è rimessa ogni decisione in merito alla possibilità di garantire continuità alla vita istituzionale del Paese».