25 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Immigrati

Mantovano: l'aumento di sbarchi in Salento non è preoccupante

Il sottosegretario all'Interno: «Non è come nel 2002; serve una maggiore collaborazione con Grecia e Turchia»

ROMA - L'aumento degli sbarchi sulle coste del Salento «è un fenomeno che desta preoccupazione, tuttavia ci sono profonde differenze rispetto alla situazione che ha interessato il Canale d'Otranto fino al 2002, e a quella che ha riguardato Lampedusa e le coste della Sicilia fino a maggio 2009». Lo afferma in una nota il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano che oggi ha presieduto a Lecce un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza.

Differenza che, sottolinea Mantovano, sono Anzitutto quantitative perchè «oggi si è nell'ordine delle centinaia di soggetti che arrivano, in passato - su entrambi i fronti ricordati - si era nell'ordine delle decine di migliaia». Poi, aggiunge, anche differenze 'qualitative'. «Non vi è un solo clandestino che arriva oggi e che non sia intercettato, identificato, e quindi avviato - a seconda dei casi - o a un C.i.e. (Centro di identificazione e di espulsione) o a un C.a.r.a. (Centro per i richiedenti asilo), ovvero - se minore - a una struttura protetta». Infine, di provenienza geografica: la gran parte sono afghani, o comunque partiti da Stati che teoricamente legittimano la presentazione di una domanda di asilo, o di protezione umanitaria.

«Sono in corso da tempo indagini per colpire i trafficanti di uomini, anche presenti nel territorio italiano, e gli organizzatori dei viaggi: talune hanno già avuto significativi esiti nelle ultime settimane. Poiché - afferma il sottosegretario all'Interno - le imbarcazioni in partenza provengono dalla Turchia (16 sbarchi su 27 nel 2010) e dalla Grecia (per la restante parte), sono in corso contatti fra i nostri ufficiali di collegamento, affiancati da funzionari inviati dall'Italia, e le forze di polizia greche e turche per realizzare quella stretta collaborazione che, evitando le partenze, svolga l'attività preventiva che ha ben funzionato, e continua a funzionare, con Stati come l'Albania e la Libia».