25 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Tensioni nella Maggioranza

L'ultimatum di Berlusconi a Fli: unità o scelte dolorose

Apprezzamento del Premier per il fronte dei «Responsabili». Bossi: «Con crisi di Governo si voti». Bersani: «Serve l'unità delle forze di sinistra»

ROMA - Scambio di lettere e un ultimatum da Silvio Berlusconi ai finiani di Futuro e Libertà. Il premier cerca di sfruttare a suo vantaggio la differenza di posizione espressa dal drappello dei senatori del gruppo FLI. Con una nota Berlusconi ha infatti espresso apprezzamento per il fronte dei 'responsabili' nel neonato gruppo: i senatori avevano invitato ad abbassare i toni e a cercare a settembre «un serio confronto nella maggioranza in termini di agenda di governo».
Ma l'apprezzamento di Berlusconi si accompagna a una minaccia. E difatti il premier osserva: «se prevale lo spirito costruttivo», ha scritto, «è possibile l'unità» mentre al contrario si sarebbe costretti a scelte «dolorose e definitive».

LA REPLICA DEI «FINIANI» - Pronta la risposta al premier di Italo Bocchino, Silvano Moffa e Pasquale Viespoli di Futuro e libertà che in una nota sottolineano: «La disponibilità del presidente del Consiglio a ricercare una nuova unità del centrodestra nel rispetto del programma che ci vincola con gli elettori è un segnale positivo. Auspichiamo che questo segnale serva a recuperare un clima di reciproco rispetto tra istituzioni che vanno valorizzate e non dimissionate con richieste peraltro irricevibili». D'altronde chiedono pure che «si blocchi l'aggressione quotidiana nei confronti di Fini e si esca da questa fase di esasperato conflitto».

DI PIETRO - Intanto Antonio Di Pietro aveva 'aperto' all'idea di un governo tecnico limitato nel tempo, ipotesi subito bocciata dal leader della Lega: «Niente governi tecnici», ha ribadito Bossi, in caso di crisi si vada subito al voto.

BERSANI - Il segretario del Pd Pierluigi Bersani invita invece a fare fronte comune con tutte le opposizioni in caso di voto anticipato e rispondono modo affermativo Italia dei Valori, Verdi, i socialisti di Riccardo Nencini e Rifondazione comunista con una lettera aperta del segretario Paolo Ferrero. Silenti ma non disattenti i centristi dell'Udc che per il momento preferiscono stare a vedere ma che non tralasciano l'eventualità di un voto anticipato.

FRATTINI - No a un governo tecnico o di transizione: lo afferma oggi in un'intervista e Repubblica il ministro degli Esteri Franco Frattini, commentando gli sviluppi della crisi nel Pdl. «Esiste in Italia una Costituzione materiale che affida agli elettori la scelta di quale presidente e quale coalizione debba governare - spiega Frattini - e il ritorno al voto nel caso in cui quella maggioranza venga meno. Quella Costituzione non contempla governi tecnici o di transizione».
Frattini ritiene «molto importanti le dichiarazioni di ieri del gruppo Fli in Senato, perché riaffermano uno spirito costruttivo e di lealtà verso il programma di governo». Per il titolare della Farnesina, prima di tornare al voto come chiesto da Umberto Bossi, bisogna «verificare se su quattro o cinque punti individuati dal presidente Berlusconi vi è ancora consenso in Parlamento», inclusi fra questi immigrazione e sicurezza, e solo «se i parlamentari di Futuro e Libertà negheranno la fiducia, allora non ci saranno altre scorciatoie rispetto al voto».

BOCCHINO - Silvio Berlusconi «si è agganciato al comunicato dei nostri senatori per ragioni di opportunità: non dico che si sia spaventato, dico che più semplicemente ha capito che se volano gli stracci per Fini, volano per tutti. Lui compreso». Lo dice il presidente dei deputati di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, commentando al Corriere della Sera la nota del presidente del Consiglio che accoglie con soddisfazione la disponibilità, espressa dai senatori finiani, di aprire il dialogo.
«Io sono una colomba per natura - prosegue Bocchino - e divento falco solo se qualcuno alza il fucile contro il mio capo che è Fini. Continuo a dire che deve cessare l'attacco mediatico a Fini e che deve essere ritirata la richiesta di sue dimissioni» perché sull'affaire Montecarlo «ha detto tutto ciò che sa».