Per il Pdl sarà una settimana di passione
Fra dissidenti e caso Brancher Berlusconi da oggi tenterà di sanare una «situazione poco tranquilla». L'ipotesi di una «federazione»
ROMA - E' stato lo stesso Berlusconi a preannunciarlo con l'ormai celebre «Ghe pensi mi»: da oggi ci penserà lui a rimettere in ordine il Pdl. Ma cosa questo voglia dire è da vedere, mentre si intrecciano le ricostruzioni di stampa puntualmente smentite da Palazzo Chigi: sul presunto «scontro» fra il presidente del Consiglio e Giulio Tremonti per la manovra; e soprattutto sulle parole che il premier avrebbe detto ai suoi riguardo al presidente della Camera, Gianfranco Fini.
CASO FINI - Qual è la missione di Berlusconi, riportare la pace nel Pdl o liberarsi dello scomodissimo alleato, delle sue critiche continua e e in particolare della sua manifesta opposizione al ddl intercettazioni? Ieri, La Repubblica riferiva così il pensiero del Presidente della Camera : «Io non ho nessuna intenzione di andarmene dal partito che ho fondato, un partito che è anche il mio». E in caso di crisi di governo, «noi non faremmo una An in sedicesimo, nascerebbe qualcosa di nuovo, c'è tanta gente alla finestra che aspetta. Siamo sicuri che gli converrebbe la nascita di un terzo polo come in Gran Bretagna?».
FEDERAZIONE - Il Corriere della Sera ipotizza che si potrebbe davvero arrivare a una «separazione consensuale» tra Berlusconi e Fini, che preveda non ovviamente una cacciata dei reprobi dal partito e dalla maggioranza, ma la nascita di una sorta di federazione tra due soggetti che resterebbero assieme sotto lo stesso tetto del centrodestra.
FRATTINI - - «Io credo che Fini rimarrà con noi. Ma se ciò non accadesse, non ci strapperemmo i capelli. Il partito unico dei moderati esisterà comunque»: lo afferma Franco Frattini in un'intervista a Repubblica.
«Se Fini decidesse di rinnegare il programma che ha sottoscritto e di guardare a forza diverse da quelle che lo hanno votato, per costituire un terzo polo con Casini, Rutelli o qualcuno esterno alla politica, farebbe un doppio errore: perderebbe la capacità che lui ha di rafforzare il Pdl e molta della credibilità che gli elettori gli avevano attribuito», secondo il ministro degli Esteri. «Non credo che i simpatizzanti di destra vogliano la cittadinanza breve o accettino il principio per cui i cittadini possono essere abusivamente spiati».
Frattini respinge l'ipotesi di un governo di larghe intese proposto dall'Udc, e aggiunge: «Cosa diversa sarebbe una collaborazione con l'Udc per le riforme, a partire da quella della giustizia«
CASO BRANCHER - Se non sarà proprio lo 'show down', quella che si apre per il Popolo della libertà e il Governo è dunque una settimana cruciale. E questo anche per i destini del neo-ministro Brancher. Sul caso, Enrico Letta del Pd ha previsto «sorprese, tra assenza e casi di coscienza», al voto di giovedì mattina alla Camera sul neo-ministro: «Abbiamo fondate speranze che il voto di giovedì mattina alla Camera sia negativo e Brancher sia costretto alle dimissioni». Ma il ministro dell'attuazione del Programma, Gianfranco Rotondi, dà un altolà a dissidenti e finiani: «se succede questo vuol dire che un pezzo di maggioranza se ne è andata all'opposizione».
L'OPPOSIZIONE - Dall'opposizione, intanto, arrivano messaggi diversificati. «Serve un governo di larghe intese», afferma il leader Udc, Pier Ferdinando Casini. Antonio Di Pietro chiude ogni porta: «L'alternativa a Berlusconi si costruisce con nuove elezioni».