Nel Pdl si lavora a patto con Fini
Berlusconi ricandidato nel 2013. Nella bozza si elabora il congresso 2012 che fa gola ai finiani
ROMA - E' una sorta di commissione i cui lavori potrebbero portare al primo incontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Si sono sentiti più e più volte, forse anche incontrati ieri, anche se conferme ufficiali dai diretti interessati non ve ne sono. I mediatori sono Andrea Augello e Italo Bocchino, Angelino Alfano e Niccolò Ghedini. Sul tavolo c'è il dossier intercettazioni, ma se il filo non dovesse spezzarsi allora si potrebbe trattare anche del resto.
Berlusconi il candidato nel 2013 - La meta, nelle speranze di qualcuno, sarebbe un nuovo 'patto fondativo' del Pdl, ma lo scetticismo regna sovrano. Troppi gli ostacoli, le difficoltà, troppo lunghi i tempi. Ma il solo fatto di aver avviato la trattativa fa storcere il naso a molti e l'obiettivo innanzitutto dei finiani resta quello di creare una dialettica che di fatto faccia diventare centrali le due 'sponde', a scapito degli altri. Come a dire, dopo le intercettazioni a trattare saranno sempre Berlusconi e i finiani.
La carta esiste, anche se quasi nessuno l'ha vista. Nel Pdl circolano però parte dei contenuti della bozza. Contenuto parziale, perché su alcuni capitoli vige il più assoluto riserbo. E però, riferiscono alcune fonti, nel patto ci sarebbe innanzitutto l'indicazione della candidatura del 2013. Una candidatura unitaria che risponderebbe al nome di Silvio Berlusconi.
Punto che invece fa gola ai finiani è il congresso: l'assise si dovrebbe tenere secondo i patti nel 2012. Ma ciò che più conta, sarebbe preceduta dai lavori preparatori di una commissione congressuale che di fatto esautorerebbe i vertici del Pdl e gestirebbe la transizione verso la nuova fase. All'area che fa capo a Fini andrebbero nelle prossime elezioni circa 80 parlamentari, più o meno il 25% del totale. A Berlusconi e agli ex An che oggi stanno con lui spetterebbe il restante settanta per cento. I finiani assicurerebbero la lealtà e la compattezza dell'esecutivo, in cambio l'area del Presidente della Camera otterrebbe una consultazione preventiva e vincolante sui temi più caldi dell'agenda politica.
Difficilmente si arriverà a chiudere un accordo del genere, assicurano da entrambi i fronti. Ma, per dirla con un autorevole esponente del Popolo della libertà, «è meglio accordarsi ogni volta o è preferibile arrivare a un'intesa complessiva, una volta per tutte?».