19 aprile 2024
Aggiornato 02:30
Siete d'accordo? Non siete d'accordo?

Comunione ai divorziati? Sì, se non ha colpe ed è solo

Per la Chiesa niente sacramento a chi ha avviato una nuova unione. Siete d’accordo?

A sollevare il problema nei giorni scorsi è stato l’Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana.
Il giornale della Cei ha ritenuto giusto affrontare questo argomento sulla spinta degli interrogativi avanzati da molti dei suoi lettori.
Il titolo che l’Avvenire ha scelto è anche la sintesi della posizione della Chiesa che su questo punto non è disposta a cedimenti se non in casi estremi.
Il titolo che il quotidiano ha voluto per questa inchiesta è stato infatti :»Divorziati e risposati, perché no alla Comunione».

I casi estremi sono invece riconducibili a due condizioni.
La prima riguarda le motivazioni del divorzio: può avvicinarsi alla Comunione chi l’ha subito, ma non ha avviato nuove convivenze.
La seconda condizione si verifica se cessa la convivenza, se c’è separazione o divorzio dal matrimonio civile o per la morte di uno dei partner: «In questi casi viene meno l’impedimento oggettivo per accedere ai sacramenti», ha spiegato sull’Avvenire, monsignor Eugenio Zanetti, patrocinante presso il Tribunale ecclesiastico regionale lombardo.
Siete d’accordo che dopo aver subito senza alcuna colpa o volontà un divorzio, ricostituirsi una famiglia seguendo e rispettando tutti i doveri cristiani sia comunque un impedimento insormontabile per accedere alla Comunione? Non siete d’accordo? Parliamone nel Diario del Web.