20 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Dossier Ecomafia 2010

Cemento depotenziato, decine di opere a rischio crollo

Strade, scuole e ospedali. A lanciare l'allarme Legambiente: «Business transregionale molto redditizio»

ROMA - Strade, ponti, viadotti, ferrovie, gallerie, case, centri commerciali e perfino scuole, ospedali e commissariati. Tutti a rischio crollo perché tirati su con cemento di pessima qualità, quello cosiddetto 'depotenziato'. Una situazione «inquietante» e un business molto redditizio per i clan dell'ecomafia, che in Italia controllano tutto il ciclo del cemento e per questo si aggiudicano appalti nazionali e locali per costruire opere pubbliche e private. A lanciare l'allarme è Legambiente, che oggi a Roma ha presentato il dossier Ecomafia 2010.

Dopo le 'bolle' false che accompagnano i rifiuti per Legambiente le aziende mafiose stanno utilizzando un altro documento per mandare in porto i loro affari: le 'ricette di produzione' taroccate del calcestruzzo.
Questi documenti sarebbero stati utilizzati per costruire gli aeroporti di Palermo e Trapani, il porto turistico di Balestrate, il lungomare di Mazara del Vallo, l'ormai famoso Ospedale San Giovanni di Dio ad Agrigento e perfino per il commissariato di Polizia di Catelvetrano vicino Trapani. Ma anche per il Palazzo di giustizia e la diga foranea di Gela, la piattaforma di emergenza dell'ospedale di Caltanissetta e lo svincolo di Castelbuono dell'autostrada Palermo-Messina.

Il fenomeno del cemento depotenziato, ricorda Legambiente, non interessa solo la Sicilia e si estende ad altre regioni: sarebbe stato utilizzato per le scuole Maresca di Locri e quella di Tropea in Calabria; per il viadotto Fallaco-Corace; nel cavalcavia della nuovissima ferrovia Catanzaro-Lamezia; in Molise per costruire la variante Anas di Venafro (primo lotto della Termoli-San Vittore); nel Vicentino per i lotti 9 e 14 dell'autostrada A31 Valdastico e poi per i lavori sull'autostrada A3.

«In Campania la camorra impone materiale scadente e rifornisce multinazionali che costruiscono parcheggi e imprese impegnate nella costruzione di case abusive sulla collina di Camaldoli. E purtroppo - conclude Legambiente - ci potrebbe essere una brutta storia di calcestruzzo depotenziato anche dietro al crollo della casa dello studente dell'Aquila».