19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
I Carabinieri arrestano 30 persone a Bari

Acquistavano cavalli di “razza” con proventi del narcotraffico

LAV: organizzazioni criminali mettono in pericolo la legalità nel settore delle corse di cavalli

BARI - «La notizia del sequestro di un allevamento di cavalli, riconducibile a un’organizzazione dedita al traffico di stupefacenti in Puglia, conferma l’interesse delle organizzazioni criminali per il mondo dell’ippica che mette in pericolo la legalità nel settore delle corse dei cavalli e delle relative scommesse». Lo afferma Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, commentando la notizia dell’operazione dei Carabinieri di Bari che ha portato all’arresto di oltre 30 persone e al sequestro di un allevamento di cavalli, oltre a immobili, droga, armi, e un’azienda agricola con animali. Secondo gli investigatori i proventi dello spaccio di stupefacenti venivano riciclati per l'acquisto di appartamenti e cavalli di «razza».

«Il mondo degli ippodromi è spesso ricettacolo delle più varie illegalità - aggiunge Troiano - e non è un segreto che molti boss della camorra napoletana, della mafia siciliana o della criminalità pugliese abbiano la passione per i cavalli e le corse. Nel nostro Paese, ogni anno e mezzo circa, vi è una grande inchiesta che coinvolge l’ippica, con denunce, perquisizioni, arresti e sequestri. L’illegalità nell’ippica ha volti e forme diversi. Spesso travalicano i confini degli ippodromi e si innestano in circuiti criminali molto più vasti e offensivi».

Le inchieste degli ultimi anni lo dimostrano. Tra le operazioni di maggiore rilievo quella denominata «L’Arcangelo» del 2007, l’operazione «Zodiaco» del 2006, l’operazione «Diomede» del 2005 e «Big Horse» del 2004: i reati contestati nelle varie operazioni erano di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, ricettazione e frode in competizione sportiva, esercizio abusivo della professione veterinaria, maltrattamento di animali. Altre inchieste hanno dimostrato che nelle illegalità legate al mondo dell’ippica sono coinvolti clan di spessore criminale di primo livello, come i Casalesi, i Labate, i Santapaolo, il clan mafioso del rione Giostra di Messina, il clan Spartà e i Mazzaroti della provincia di Messina, i Parisi, i Capriati e gli Strisciuglio di Bari, i Ferrera, i «Ceusa» e o Piacentini di Catania.

«E’ necessario intensificare la vigilanza negli ippodromi e osservare con attenzione quel mondo a se che sono le scuderie, dentro le quali, spesso, vengono commesse vere nefandezze – conclude Troiano – Uno strumento investigativo scarsamente utilizzato finora, ma che potrebbe aprire scenari inediti, è quello delle verifiche di natura fiscale e finanziaria sui proprietari di cavalli da competizione, su società e scuderie. Un’analisi sistematica permetterebbe di ricostruire eventuali movimenti finanziari sospetti e scoprire investimenti illeciti».

I dati analizzati relativi alle illegalità nelle corse di cavalli, infatti, non lasciano dubbi sulla pericolosità del fenomeno: in undici anni, dal 1998 al 2008, sono state denunciate 2768 persone, sequestrati 851 cavalli e bloccate 75 corse clandestine.