3 maggio 2024
Aggiornato 15:00
Nuovo caso «Il Giornale»

La tensione Fini-Berlusconi torna alle stelle

Il Premier accelera sul nodo Bocchino: «Il no alle dimissioni sarebbe come legittimarlo»

ROMA - Per come si sono messe le cose tra i due, dover di prima mattina vergare una nota di solidarietà a Gianfranco Fini non era proprio la cosa che Silvio Berlusconi avrebbe fatto più volentieri. Eppure, di fronte al titolo di apertura del Giornale dedicato alla suocera del presidente della Camera, il comunicato di dissociazione dal quotidiano di famiglia è stato considerato inevitabile.

SALE LA FEBBRE - Ma non è bastato, perché la temperatura tra il Cavaliere e la terza carica dello Stato, a mala pena cominciata a raffreddarsi in questi giorni dopo gli ardori della Direzione, è tornata a salire. Prova ne è la piccata risposta che lo stesso Fini, alla terza apparizione televisiva in quattro giorni, ha dato durante un'intervista a Porta a Porta. «C'è stata - ha detto - anche la solidarietà del fratello di un editore di un giornale. O non li legge, o non capisco perchè solo oggi la solidarietà... Non è stato un incidente...». Frase che ha irritato il premier, già infastidito dalla sovraesposizione mediatica dell'alleato.

Anche ieri, secondo quanto viene riferito, Berlusconi si sarebbe lamentato delle dichiarazioni fatte da Fini a Ballarò: Dice di essere leale e di lavorare per il partito e per il governo - avrebbe detto il premier - ma in realtà continua a cavillare su tutto, pure sull'inno 'Meno male che Silvio c'è'. Non è dato sapere se c'entri qualcosa con il casus belli di oggi, fatto sta che nel pomeriggio a palazzo Grazioli è arrivato anche Paolo Berlusconi, l'editore del Giornale.

«NODO BOCCHINO» - Rientrato oggi da Milano, comunque, il presidente del Consiglio ha intanto voluto imprimere un'accelerazione alla questione Bocchino. A quanto si apprende, il Cavaliere avrebbe chiamato Cicchitto per dare il suo placet a una rapida convocazione dell'assemblea dei deputati che affrontasse il problema delle dimissioni del vicecapogruppo vicario. Berlusconi non dovrebbe partecipare domani alla riunione convocata per le 11. Ma che non nutra simpatia nei confronti di Bocchino è fatto di cui nessuno nell'entourage del premier fa mistero. Se lasciamo che resti al suo posto - sarebbe il messaggio consegnato dal presidente del Consiglio ai suoi - è come se lo legittimassimo a rimanere in quel ruolo. E invece anche tra i fianini c'è chi lo disconosce.

A convincere il premier a velocizzare la pratica sarebbe stato anche il risalto mediatico che lo stesso vice capogruppo vicario avrebbe impresso alla lettera delle sue dimissioni. Lettera che, a questo viene riferito, doveva rimanere almeno per un po' un fatto privato tra lui e Cicchitto e che invece è finita sulle agenzie poche ore dopo. Non solo, al premier e agli ex Fi non sarebbe andata giù la tattica di legare le dimissioni a quelle del capogruppo e la conseguente lettera di 'marcia indietro' una volta che la regola del 'simul stabunt sumul cadent' è stata apertamente contestata - con riferimento al regolamento del gruppo - dallo staff di Cicchitto.