29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Lo scontro nel PdL

Bocchino: pronta la lettera di dimissioni

«Chiedo un incontro al Premier. No alla guerriglia, ma se cominciano con epurazioni andremo allo scontro»

ROMA - Italo Bocchino si dimette dalla vicepresidenza del gruppo del Pdl alla Camera. Lo annuncia lo stesso parlamentare 'finiano' in un colloquio con il Corriere della Sera, spiegando di aver scritto la lettera di dimissioni che consegnerà a Fabrizio Cicchitto, chiedendo anche «un incontro con il coordinatore Denis Verdini e con Silvio Berlusconi»: «Con loro mi piacerebbe avere una discussione politica. Pronto, il giorno dopo, se necessario, a presentarmi all'assemblea del gruppo».

«Io in questa vicenda - dice Bocchino - ci ho messo la faccia. Proprio io che, tra i cosiddetti colonnelli, ero il meno finiano, quello che da Fini, in termini politici, ha sempre avuto meno. Ma ho agito d'istinto, di pancia. Perchè l'operazione di far passare Gianfranco come uno isolato è stata vigliacca e inaccettabile. Almeno per me».

Bocchino si dice «addolorato» e prova a spiegare il perchè alcuni degli ex colonnelli abbiano deciso di stare con Berlusconi: «La scelta di La Russa - dice - credo che tolga il sonno, a Gianfranco. E' difficile dire perchè Ignazio si sia comportato così: era in una botte di ferro. Poteva continuare ad essere il coordinatore in quota An, invece....». «Più comprensibile», per Bocchino, è la scelta di Gasparri che «con Gianfranco aveva già rotto»; mentre Alemanno, che «fa il sindaco di Roma, che urgenza aveva di schierarsi?».

Bocchino esclude che i «finiani» abbiano intenzione di fare «guerriglia» in Parlamento: «E' impensabile qualsiasi azione di sabotaggio parlamentare. Fini ha dimostrato che se ha qualcosa da dire, la dice in faccia. Poi è chiaro che se... Se cominciano con le liste di epurazione, allora andremo allo scontro. Ma io non credo che a Berlusconi convenga una scena simile». In ogni caso, per Bocchino è «impensabile un governo con una maggioranza diversa» e «parlare di elezioni anticipate mi sembrerebbe un errore politico».