2 maggio 2024
Aggiornato 03:30
Scintille in casa PdL

Berlusconi a Fini: gruppi autonomi? Allora dimettiti

Colloquio teso tra i fondatori del PdL: «Porta aperta, ma pensaci bene. Gli italiani sono con me». Bersani: «Temo che le riforme non si faranno»

ROMA - Un colloquio molto teso, al termine del quale i due co-fondatori del Pdl sarebbero rimasti ognuno dalla sua parte della linea di battaglia. Secondo quanto viene riferito, infatti, all'ipotesi lanciata da Gianfranco Fini di creare gruppi autonomi dal Pdl, Silvio Berlusconi avrebbe risposto invitandolo a pensarci bene, valutando anche la possibilità che questo comporterebbe la necessità di rinunciare al ruolo di presidente della Camera che ora ricopre anche in virtù del fatto di essere espressione del partito di maggioranza relativa della coalizione.

Porta aperta - A chi ha avuto modo di parlargli, il premier ha tuttavia spiegato di essere «molto sereno». Non ho mai costretto nessuno a rimanere - sarebbe stato il suo ragionamento - se vuole andar via la porta è aperta. Non ho mai trattenuto nessuno contro la sua volontà, ma Gianfranco ci deve pensare bene. Concetto che il presidente del Consiglio avrebbe espresso allo stesso Fini. Berlusconi, tra l'altro, avrebbe citato dei sondaggi a sua disposizione secondo i quali il presidente della Camera non godrebbe di lusinghiere percentuali di consensi se decidesse di andare da solo. Tuttavia, viene sempre riferito, Berlusconi a Fini avrebbe cercato soprattutto di far notare che l'eventuale rottura avverrebbe in un momento in cui invece il Popolo della libertà ha dimostrato la sua forza. In queste elezioni - avrebbe ragionato il Cavaliere - gli italiani hanno dimostrato di essere con il partito, di essere con me. Io ho tutte le intenzioni di andare avanti e di fare le riforme.

Fini: «Fatti concreti» - Stavolta voglio segnali concreti, questa scena l'ho già vista più di una volta... Sarebbe stata questa, secondo quanto riferiscono fonti vicine al presidente della Camera, la conclusione del ragionamento di Gianfranco Fini nel corso dell'incontro avuto oggi con il premier Silvio Berlusconi. L'ex leader di An, infatti, sarebbe partito dalla considerazione che il faccia a faccia odierno non rappresenti altro che l'ultimo di una serie di incontri serviti in più di un'occasione a tentare di ricucire i momenti di frizione. Ogni volta, avrebbe sottolineato Fini, alle buone intenzioni espresse dal premier non sarebbero seguiti atti concreti. Per questo, il presidente della Camera avrebbe paventato la possibilità di costruire gruppi autonomi nel caso in cui mancassero anche questa volta segnali concreti.
In ambienti finiani si ragiona sul fatto che questi segnali potrebbero, fra l'altro, essere rappresentati dal coinvolgimento di Fini nel progetto delle riforme: servirebbe insomma che il presidente della Camera e il Cavaliere concordassero una linea comune per andare avanti sulle riforme nei prossimi mesi.

La nota - Il presidente della Camera riconosce che Silvio Berlusconi deve governare «fino al termine della legislatura» ma avverte che il Pdl, «strumento essenziale perché ciò avvenga», deve avere «piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell'intero Paese». E' quanto si legge in una nota.
«Berlusconi - afferma la terza carica dello Stato in un comunicato - deve governare fino al termine della legislatura perché così hanno voluto gli italiani. Il Pdl, che ho contribuito a fondare, è lo strumento essenziale perché ciò avvenga. Pertanto il Pdl va rafforzato, non certo indebolito. Ciò significa scelte organizzative ma soprattutto ciò presuppone che il Pdl abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell'intero Paese, capace di dare risposte convincenti ai bisogni economici del mondo del lavoro e delle famiglie, garante della legalità e dei diritti civili, motore di riforme istituzionali equilibrate e quanto più possibile condivise. Ho rappresentato tutto ciò al Presidente Berlusconi. Ora egli ha il diritto di esaminare la situazione ed io avverto il dovere di attendere serenamente le sue valutazioni».

Bocchino: «Gruppi autonomi con risposte negative» - «Eventuali gruppi autonomi possono essere questioni successive a risposte negative a problemi politici». È quanto ha sottolineato il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino, lasciando Montecitorio al termine di un incontro dei deputati «finiani» con il presidente della Camera Gianfranco Fini. Bocchino ha dunque ribadito la possibilità che, in caso di mancate risposte da parte di Silvio Berlusconi ai problemi sollevati dall'ex leader di An, i finiani possono dar vita a un gruppo autonomo.

Bersani: «Temo che le riforme non si faranno» - Il centrodestra ha dei «problemi» al suo interno e con questo clima difficilmente si faranno le riforme. Lo dice il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, intervistato dal Tg3, commentando lo scontro tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi. «Ci sono problemi nel centrodestra, non è novità. Nonostante tutto quello che si dice, noi siamo in grado di avanzare una proposta sulle riforme costituzionali, il centrodestra non è in grado. Questa è la realtà. E noi - aggiunge Bersani - abbiamo qualche idea sui temi economici e sociali, la destra non ha idee collimanti convergenti. Questo è un guaio per la destra, ma anche per il Paese». In questa situazione «temo che noi riforme non ne avremo«