3 maggio 2024
Aggiornato 20:30

Riforme istituzionali. A chi servono?

ROMA - Il nostro Paese ha bisogno di riforme, si dice e si scrive. Quali? Quelle istituzionali! Quelle, cioè, che riguardano il sistema di elezione delle varie cariche dello Stato e dei parlamentari. Per garantire governabilità, si dice. Già, qualcuno dimentica che nelle legislature 2001-2006 e 2008 fino ai giorni nostri, i governi Berlusconi avevano, nel primo caso, 148 parlamentari in più rispetto alla opposizione e oggi ne hanno un centinaio. C'erano, e ci sono, tutte le condizioni per governare il Paese ma le riforme non si sono fatte. E per riforme intendiamo, almeno noi, quelle che interessano i cittadini.

Ad iniziare dalle tasse, visto che l'aliquota marginale sul reddito è del 33% mentre quella europea è al 23,5%, la pressione fiscale media sui profitti è del 22,9% contro il 12% europea. Per i contribuenti italiani l'aliquota massima è del 43% mentre per quelli comunitari è del 35,7%. La riforma fiscale, dunque, che ha come presupposto quello di far pagare le tasse a tutti, il che significa un maggior introito di 103 miliardi di euro l'anno. Ricordiamo, ancora una volta, che nel 2001 il candidato alla presidenza, Silvio Berlusconi, si impegno' per iscritto a limitare la tassazione al 23% per i redditi sotto i 100mila euro e al 33% per quelli superiori. Come mai, in 5 anni di governo continuativo, cosa unica nella storia della Repubblica Italiana, con una strabordante maggioranza parlamentare, il presidente Silvio Berlusconi, non è riuscito a mantenere la promessa? C'erano, e ci sono, anche altre riforme per i cittadini che dovrebbero essere fatte. Torneremo sull'argomento.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc