19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Omicidio Raciti

Daniele Micale: tornerò allo stadio a testa alta

Condannato per la morte dell'ispettore di polizia, proclama la sua innocenza nell'intervista rilasciata in esclusiva per Quarto Grado

ROMA - Si proclama innocente Daniele Micale, il giovane accusato, insieme ad Antonino Speziale, di avere raccolto e lanciato contro l'ispettore di polizia Filippo Raciti un sottolavello in lamiera, ferendolo mortalmente durante gli scontri avvenuti al termine del derby Catania-Palermo il 2 febbraio 2007.

Nell'intervista rilasciata in esclusiva per Quarto Grado, in onda questa sera su Retequattro, Micale ricorda quel giorno e spiega: «La prima cosa che ho fatto è stato guardare sui muri e ho visto una scritta che diceva 'La legge è uguale per tutti'. Ma, dopo la mia condanna, ho capito che non è così. Sia io che Speziale siamo stati identificati come due assassini, ma non lo siamo. Secondo me è un processo basato su ipotesi e incertezze. Anzi, dirò di più: l'unica certezza è che non ci sono prove».

«A TESTA ALTA» - «A me dispiace molto per la morte dell'ispettore Raciti ma, secondo me - prosegue - tutta questa tensione si è creata perchè lui era un poliziotto. Se fosse morto un tifoso o qualsiasi altra persona, non credo che un processo sarebbe durato così tanto. Mi hanno definito un ultras, una persona cattiva, un assassino, ma non è assolutamente vero. Non c'è stato nessuno scontro con le forze dell'ordine - aggiunge - Non penso che un solo poliziotto potesse andare contro tutti i ragazzi, perciò dovevano esserci con lui altre persone, ma nessuna delle persone che scortavano Raciti ha visto il sottolavello». Micale, al termine della sua testimonianza, conclude con: «Tornerò ancora allo stadio e ci tornerò a testa alta».