TIA, continua la mobilitazione della Federconsumatori
Primi risultati contro l’applicazione indebita dell’IVA sulla TIA
ROMA - Continua la mobilitazione promossa dalla Federconsumatori, che ha visto coinvolte centinaia di migliaia di famiglie nel Paese, che rivendica la piena applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale n°238 del 24/07/09, che ha ritenuto illegittima l'applicazione dell' IVA sulla TIA in ben 1193 comuni, per un totale di oltre 6 milioni di famiglie interessate.
Dalle diffide inviate dalla Federconsumatori a 13 importanti Comuni, assieme alle sollecitazioni dei nostri rappresentanti, sono giunti i primi risultati: Perugia, Terni, Narni, si sono impegnati pubblicamente a non fare più pagare l'IVA sulle nuove bollette; anche Genova, nell'incontro con le Associazioni dei Consumatori, ha confermato che non applicherà l'IVA sulle future Bollette; altri Comuni, come quello di Rimini, hanno richiesto in modo esplicito alle aziende di sospendere l’applicazione dell’IVA sulla TIA.
La nostra iniziativa, inoltre, ha prodotto diversi tentativi di emendamenti per una soluzione legislativa tesa a riconoscere la restituzione dell'IVA pagata indebitamente per il passato ed a fare ordine sul futuro, non applicando più l' IVA nelle bollette.
Tentativi proposti da varie forze politiche ed Istituzioni, sia nella finanziaria 2010, nella conversione del Decreto Legge Mille Proroghe e nel Decreto Legge Enti Locali (in conversione alla Camera), ma che sono stati dichiarati inammissibili o bocciati.
Il Governo ha respinto gli emendamenti, poiché non vuole restituire alle 6 milioni di famiglie un miliardo e duecento milioni incassati in modo indebito dal 1999 al 2009.
Come Federconsumatori, pertanto, oltre a denunciare con forza il grave atteggiamento assunto dal Governo, che non si assume le sue responsabilità e si ostina a voler «fare cassa» sulle tasche dei cittadini ignorando il parere espresso dalla Corte Costituzionale, continueremo ad agire anche a livello territoriale, e con ulteriori diffida, incalzando le aziende e i Comuni affinché si rifiutino di fare i gabellieri per conto dello Stato.