4 ottobre 2025
Aggiornato 09:00
«Luci e ombre»

Napolitano: da Craxi un'impronta non cancellabile

Lettera del Presidente della Repubblica alla vedova: «ora giudizio sereno, no a distorsioni-rimozioni»

ROMA - A dieci anni dalla morte, ad Hammamet, del leader socialista Bettino Craxi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrive una lunga lettera alla signora Anna Craxi nella quale ricostruisce la vicenda umana e politica dell'ex premier travolto da Tangentopoli.

In quattro cartelle il Capo dello Stato ricorda l'attività politica di Craxi invitando a un giudizio «sereno» per quanto «non acritico» dall'esponente socialista, mette in guardia da «rimozioni e distorsioni» che lo Stato non si può permettere, osserva che Craxi pagò «con una durezza senza eguali» le responsabilità che gli furono attribuite per i fenomeni degenerativi del sistema politico. Quello stesso sistema «che è ancora in attesa di riforme che soddisfino le esigenze» esemplificate nella vicenda di Craxi. Comunque, osserva Napolitano, Craxi pur tra «luci ed ombre» ha lasciato «un'impronta incancellabile» nella storia italiana.

Questo il testo della lettera ad Anna Craxi: «Cara signora, ricorre domani il decimo anniversario della morte di Bettino Craxi, e io desidero innanzitutto esprimere a lei, ai suoi figli, ai suoi famigliari, la mia vicinanza personale in un momento che è per voi di particolare tristezza, nel ricordo di vicende conclusesi tragicamente. Non dimentico il rapporto che fin dagli anni '70 ebbi con lui per il ruolo che allora svolgevo nella vita politica e parlamentare. Si trattò di un rapporto franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale. E non dimentico quel che Bettino Craxi, giunto alla guida del Partito Socialista Italiano, rappresentò come protagonista del confronto nella sinistra italiana ed europea. Ma non è su ciò che oggi posso e intendo tornare».

Per la funzione che esercito al vertice dello Stato - prosegue la lettera -, mi pongo, cara signora, dal solo punto di vista dell'interesse delle istituzioni repubblicane, che suggerisce di cogliere anche l'occasione di una ricorrenza carica - oltre che di dolorose memorie personali - di diversi e controversi significati storici, per favorire una più serena e condivisa considerazione del difficile cammino della democrazia italiana nel primo cinquantennio repubblicano».