23 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Politica & Riforme

Berlusconi: cambieremo l'Italia. Scettica l'opposizione

In una lettera a iscritti e simpatizzanti il Premier precisa di essere tornato «a lavorare perché tante sono ancora le cose da fare»

ROMA - Silvio Berlusconi lancia un appello dal sito forzasilvio.it affinché il tesseramento al PdL spicchi il volo: «Un milione di persone che chiamo a lavorare insieme a noi a favore del bene del nostro paese e degli italiani». L'iniziativa del premier è il preludio del ritorno alla piena attività prevista per il 7 gennaio, dopo la convalescenza seguita all'aggressione subita a piazza del Duomo a Milano.

In una lettera a iscritti e simpatizzanti il presidente del Consiglio precisa di essere tornato «a lavorare perché tante sono ancora le cose da fare per mantenere fede al mio impegno con tutti gli italiani: cambiare in meglio la nostra Italia». Nella stessa lettera aperta Berlusconi si rivolge ai suoi elettori: «Mi ha molto confortato sapere di essere circondato e sostenuto dall'affetto di tante persone, che vogliono costruire e non distruggere, che vogliono il bene di tutti e a nessuno augurano il male». Pur non entrando nel merito delle singole proposte, il premier richiama l'esigenza di riforme da costruire possibilmente con il dialogo con l'opposizione. A questo tema, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe far riferimento anche il tradizionale messaggio di fine anno del presidente Giorgio Napolitano.

BONAIUTI - In attesa della riapertura dell'attività parlamentare dopo la pausa natalizia, le posizioni di maggioranza e opposizione sembrano però ferme a posizioni di principio.«Le riforme dobbiamo farle insieme. Il dialogo è richiesto dal paese. E' quindi interesse di tutti, anche della sinistra riformista, arrivare a un dibattito più sereno», dice Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

PARTITO DEMOCRATICO - Enrico Letta, vicesegretario del Pd, precisa la posizione del suo partito su quello che resta lo scoglio sulla via del possibile dialogo: «Noi siamo a favore di riforme sulla giustizia che riguardino ogni cittadino». Quindi resta il no alla riforma del processo breve o ad altre iniziative legislative che partano dai problemi giudiziari del premier.
Precisa Andrea Orlando, responsabile del settore giustizia del Pd: «E' del tutto evidente che se si continua a parlare di leggi che riguardano Berlusconi non si può discutere di riforme che riguardano invece tutti gli italiani». Dario Franceschini, capogruppo del Pd a Montecitorio, propone di lasciar perdere le riforme istituzionali per «concentrarsi su quelle che interessano tutti», ad esempio «l'approvazione di un sussidio di disoccupazione per chi perde il lavoro». Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, sottolinea che «per aprire il percorso delle riforme non servono proclami, la politica deve darsi scadenze precise e dimostrare che c'è la reale volontà di aprire questo nuovo corso richiamando a sé i falchi e limitando i personalismi».
Arturo Parisi, Pd, candidato con Massimo D'Alema alla presidenza del Copasir dopo le dimissioni di Francesco Rutelli, non esclude forme di ostruzionismo parlamentare contro eventuali leggi ad personam: «Se una legge è ingiusta, bisogna contrastarla con tutta la forza e tutti i mezzi che le norme mettono a disposizione».

IDV - Felice Belisario, capogruppo al Senato dell'Idv, ribadisce la posizione del suo partito: «Non si può chiedere di fare le riforme insieme e contemporaneamente occupare il Parlamento per operare un braccio di ferro su leggi ad personam come il legittimo impedimento e il processo breve».

PDL - Fabrizio Cicchitto, capogruppo del PdL a Montecitorio, ribadisce che la maggioranza andrà avanti eventualmente anche da sola «su processo breve, legittimo impedimento e lodo Alfano». Per Daniele Capezzone, portavoce del PdL, l'opposizione «non può pretendere di avere un improprio diritto di veto».
Italo Bocchino, vicecapogruppo del PdL alla Camera, considerato in sintonia con le posizioni del presidente di Montecitorio Gianfranco Fini, avanza una proposta: «Sulle riforme maggioranza e opposizione devono valutare l'ipotesi di incardinarle su un doppio binario, avviando quelle condivise in un ramo del Parlamento con l'obiettivo di approvarle entro un anno con una maggioranza superiore ai due terzi e lasciando all'altro ramo l'avvio di ciò che non è condiviso, come le norme costituzionali sulla giustizia». L'ipotesi di Bocchino non trova però echi positivi nell'opposizione. Il dibattito sulle riforme resta fermo ai nastri di partenza.