20 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Salute & Sanità

In tempo di crisi un italiano su 5 rinuncia alle cure

Sono i dati del Censis: il 35% accetta lunghe liste attesa pur di risparmiare

ROMA - Sanità in tempo di crisi: un italiano su cinque risparmia addirittura sulla salute. Nell'ultimo anno il 35% degli italiani si è rivolto alle strutture sanitarie pubbliche, accettando liste di attesa più lunghe pur di risparmiare, per ottenere prestazioni sanitarie che in altri tempi avrebbero acquistato direttamente da strutture private, pagando di tasca propria. La percentuale sale al 40% tra gli anziani, al 41% tra i residenti nelle regioni del Centro, ad oltre il 47% tra i soggetti meno istruiti, senza titolo di studio o con la sola licenza elementare. Sono i dati del Censis e del Forum per la ricerca biomedica, che fotografano gli effetti della crisi economica sul rapporto degli italiani con la spesa per la salute: la conseguenza principale è la tendenza a ricorrere più che nel passato alla sanità pubblica, accettando maggiori disagi e tempi più lunghi, per contenere la spesa privata. E si è accentuato anche il ricorso a una strategia del rinvio delle prestazioni sanitarie meno urgenti.

Secondo l'indagine, nell'anno della crisi quasi il 18% degli italiani - uno su cinque - ha rinunciato a una o più prestazioni sanitarie, dalle visite specialistiche alle cure odontoiatriche, per motivi economici. Il dato sale a circa il 21% tra i residenti nelle regioni del Centro, al 23,5% nel Sud, al 24,2% tra i 45-64enni, al 27,2% nelle grandi città, al 31% tra i possessori di titoli di studio più bassi.

Quasi il 21% degli intervistati ha anche ridotto l'acquisto di farmaci pagati di tasca propria: più del 23% dei 45-64enni, il 23,4% nel Mezzogiorno, il 28% dei residenti nelle grandi città, quasi il 29% dei soggetti meno istruiti. Oltre alle prestazioni sanitarie, quasi il 7% degli italiani ha dovuto fare a meno della badante, per sé o per un familiare, a causa della crisi. La percentuale sale al 7,7% al Sud e al 17,3% nelle città con 100-250 mila abitanti.

Si può prevedere che la domanda di prestazioni sanitarie pubbliche sia destinata ad aumentare anche nell'anno nuovo. Rendere più efficiente la sanità pubblica, tagliando sprechi e sovrapposizioni, diventa quindi una priorità ineludibile per il 2010, perché ormai per molte Regioni è troppo alto il rischio di non riuscire più a finanziare la spesa per la sanità. Tanto più che l'affollamento delle strutture pubbliche può determinare, oltre che un ulteriore allungamento delle liste di attesa, il rischio di un maggiore ricorso ai noti espedienti usati per accedere più velocemente alle prestazioni sanitarie.

Già adesso quasi il 37% degli intervistati, oltre il 41% nelle regioni del Mezzogiorno, ritiene che sia aumentato negli ultimi tempi il ricorso alle 'conoscenze' per ottenere raccomandazioni e accelerare l'accesso alle strutture sanitarie pubbliche, e più del 25% pensa che sia aumentato il malcostume di fare regali alle 'persone giuste' per avere accesso a corsie preferenziali.