3 maggio 2024
Aggiornato 04:30
Cronaca. Marche

L'11enne cinese morta in tomaificio per esalazioni stufa

Si è forse gridato troppo presto allo sfruttamento del lavoro minorile. Legale: «nessuna esalazione da sostanze respirate»

MACERATA - Si è forse gridato troppo presto allo sfruttamento del lavoro minorile, soprattutto visto che ad essere coinvolta è l'etnia cinese: la piccola Anni Ye, l'11enne cinese morta in un tomaificio clandestino a Corridonia, in provincia di Macerata, sarebbe deceduta per un tragico incidente dovuto al malfunzionamento di uno scaldabagno. Non, quindi, per aver respirato sostanze tossiche lavorando clandestinamente nel locale, ma per le esalazioni di monossido di carbonio sprigionatosi da una caldaietta del bagno nel quale era andata a farsi una doccia in attesa dell'arrivo del padre.

PARLA IL LEGALE DELLA FAMIGLIA - Ad anticipare i primi contenuti dell'esame autoptico, disposto dalla Procura locale che ha iscritto il padre della bimba, Xiaojun Ye, nel registro degli indagati, è l'avvocato del padre della bimba, Francesco Mantella. «La salma della bambina è stata restituita alla famiglia, e lunedì sarà all'obitorio di Macerata per l'ultimo saluto da parte delle maestre e dei suoi parenti».

«Non c'entrano nulla le esalazioni di sostanze chimiche respirate durante il faticoso e clandestino lavoro» nel tomaificio a Corridonia. L'autopsia, a quanto riferisce il legale, parla di intossicazione da monossido carbonio. I risultati definitivi sono attesi nei prossimi giorni. Ma, secondo l'avvocato Mantella, si «inizia a fare luce», su un fatto che nei giorni scorsi ha colpito l'opinione pubblica e la comunità locale e si sgrava, in qualche modo, il padre indagato «dal peso della morte della figlia».