26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Politica & Riforme

Calderoli propone la «Convenzione costituente»

«Le bicamerali portano male, e le riforme fatte a colpi di maggioranza restano incompiute»

ROMA - Una «Convenzione costituente», composta da deputati e senatori e integrata da rappresentanti del territorio senza diritto di voto: «Uno strumento del genere può individuare quali articoli vogliamo in modo condiviso modificare e scrivere un testo per un passaggio parlamentare magari più semplice di quello ordinario». E' la proposta del ministro Roberto Calderoli, avanzata nell'Aula del Senato durante il dibattito sulle mozioni dei gruppi in materia di riforme.

Calderoli ricorda infatti le «due incompiute» fatte con il 138 della Costituzione, ovvero la modifica a maggioranza, la riforma del centrosinistra del 2001 e quella del centrodestra del 2006. Dunque serve «qualcosa di diverso, anche se non è il caso di pensare ad Assemblea costituente, visto che non usciamo da un conflitto», mentre le bicamerali «forse portano davvero male». Ecco dunque la proposta della Convenzione costituente.

Le proposte del Ministro - Ma il ministro leghista non si limita a proporre lo strumento, inizia anche a delineare i contenuti. Prima di tutto la riduzione del numero dei parlamentari: «Tutti ne sostengono la necessità, ma è un discorso complessivo, di sistema, su tutte le rappresentanze elettive. Avere un Paese dove ci sono 130mila consiglieri comunali credo francamente che sia troppo». Ma «senza trasversalità non ci si riesce». Poi il superamento del bicameralismo, che Calderoli immagina con il «bicameralismo 'paritario' di Spadolini. Ciascun ramo è specializzato in qualcosa e non è un duplicato». In questo modo il Senato federale «non è la Camera di 'serie B', anzi: tanto più lo riempiamo di funzioni, tanto più avrà valore».

Poi il riequilibrio tra Esecutivo o Parlamento. «La prima cosa credo sia darli questi poteri», agendo in primis sui regolamenti parlamentari la cui riforma «credo debba essere costituzionalizzata, con una corsia preferenziale per l'esame degli argomenti del governo, e una anche per il Parlamento, sia opposizione che maggioranza, perchè il Parlamento soffre da una parte e dall'altra visto che ormai la legislazione è sempre affidata alla decretazione».