18 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Lotta all'Ndrangheta

Blitz nel milanese contro clan Barbaro e imprenditori

Coinvolti perito del Tribunale, amministratori e funzionari Comuni

MILANO - E' durata due anni e ha raggruppato una serie di diverse investigazioni, l'indagine coordinata dalla Dda e dalla Dia di Milano che hanno dato un nuovo duro colpo alla cosca Barbaro- Papalia di Platì (Reggio Calabria) da 30 anni radicata nell'hinterland sud di Milano.

«INFILTRAZIONE CAPILLARE» - Delle 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip Giuseppe Gennari, tre non sono ancora state eseguite; oltre a Domenico, Rosario e Salvatore Barbaro (già in carcere e ritenuti dagli investigatori comunque come i capi dell'associazione mafiosa) e a loro cugino Francesco, l'inchiesta ha anche coinvolto imprenditori, amministratori e funzionari comunali, oltre che di un perito di un tribunale meneghino che si sarebbe fatto corrompere, a dimostrazione di una cosca capace di «infiltrazione capillare» nel tessuto economico e produttivo del milanese.

«PADRONCINI CALABRESI» - Nel corso di questi due anni gli investigatori hanno accertato traffici di stupefacenti e di armi, e numerosi episodi estorsivi ed intimidatori ai danni di imprenditori che non accettavano di piegarsi alle richieste del clan che puntava ad inserire «padroncini calabresi» ad esso collegati e attivi soprattutto nel settore edile e del movimento terra. In questo senso, gli investigatori hanno documentato la partecipazioni di ditte legate «alle famiglie» in alcuni cantieri per il raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara e della Tav. I Barbaro si avvalevano, inoltre, della collaborazione di professionisti e imprenditori per garantirsi l'accesso al mercato immobiliare e finanziario ottenendo attraverso prestanome mutui e finanziamenti.

L'INDAGINE - L'8 giugno 2008 in un appartamento di Assago (Milano)nella disponibilità dei Barbaro, era stato catturato il latitante Paolo Sergi (condannato a 10 anni per traffico di stupefacente) che veniva aiutato da un commercialista originario del reggino, che risulta tra gli arrestati. Un mese prima in un box sempre ad Assago gli investigatori sequestravano due Kalashnikov, un fucile a pallettoni con il manico tagliato, una pistola mitragliatrice scorpion, cinque pistole dotate di silenziatore e di una bomba a mano, a dimostrazione della forza militare a scopo intimidatorio di cui poteva disporre l'organizzazione.