24 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Mafia. Sicilia

A Palermo sequestrati beni per due milioni a boss di Cinisi

Si tratta di conti correnti, libretti postali e proprietà riconducibili a Gaspare Di Maggio, reggente della famiglia locale

MILANO - I carabinieri della compagnia di Carini, in provincia di Palermo, hanno sequestrato beni per due milioni di euro: si tratta di conti correnti, libretti postali, appartamenti, proprietà terriere e superficiali, licenze di attività di autonoleggio e di distributore di carburanti poste a disposizione della Magistratura perché direttamente riconducibili alla famiglia mafiosa di Cinisi.

Il decreto di sequestro, emesso dalla Sezione per l'applicazione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, giunge al termine delle indagini condotte dai militari della compagnia di Carini finalizzata all'individuazione e al sequestro dei beni riconducibili a Gaspare Di Maggio, 49enne di Cinisi reggente della locale famiglia, detenuto per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso.

Di Maggio è figlio di Don Procopio, ultranovantenne storico capo mafia di Cinisi, indicato da collaboratori di giustizia come componente della commissione provinciale di Palermo di Cosa Nostra, cui facevano parte, tra gli altri, Salvatore Riina, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Francesco Madonia, Bernardo Provenzano e Antonino Giuffrè, i Corleonesi, e risultava organicamente inserito come reggente nella famiglia mafiosa di Cinisi.

E' in carcere dal novembre 2007, data dell'arresto da parte dei Carabinieri del Reparto Operativo di Palermo in esecuzione dell`ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata ad omicidi, narcotraffico, estorsioni, controllo appalti e forniture per opere pubbliche nonché per aver favorito la latitanza dei noti boss mafiosi Salvatore e Sandro Lo Piccolo.

Fratello di Giuseppe Di Maggio, pregiudicato scomparso nel 2000 e dopo pochi giorni trovato in mare a circa due miglia dalla costa di Cefalù, ferito mortalmente con un proiettile alla nuca, legato e con i piedi zavorrati.

Il geometra di Cinisi ha avuto ininterrotte vicende giudiziarie che lo hanno visto destinatario di diversi mandati e ordini di cattura nel tempo per associazione a delinquere di tipo mafioso, omicidi e altro, oltre ad essere imputato nei processi contro Mario Agate, Pietro Aglieri e Salvatore Riina.

In base alla ricostruzione degli inquirenti, i beni sequestrati, tutti nel tempo intestati a prestanome al fine di renderne quanto più difficile possibile il collegamento con gli indagati, hanno un valore sproporzionato rispetto ai redditi del soggetto e della famiglia e sono ritenuti il frutto di attività illecite.