La Consulta boccia il Lodo: è strappo fra Premier e Quirinale
Uscendo da Palazzo Grazioli, Il Presidente del Consiglio ha detto «Vado avanti. Dobbiamo governare per cinque anni con o senza il Lodo»
ROMA - «Una sentenza politica», è il coro che si leva dalla maggioranza dopo che l'attesissima decisione della Corte Costituzionale sul cosiddetto Lodo Alfano è piombata ieri verso le 18. Mentre dall'opposizione - in un clima di scontro sempre più violento - si critica il presidente del Consiglio e le sue dichiarazioni «irresponsabili» secondo il leader del Pd Franceschini.
La Sentenza - Il provvedimento sulla immunità delle quattro più alte cariche istituzionali è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo. Secondo la decisione viola due norme della nostra Carta costituzionale: l'articolo 3, che stabilisce l'uguaglianza di tutti i cittadini (anche di fronte alla legge); e l'articolo 138, che impone l'obbligo, in casi del genere, di far ricorso a una legge costituzionale e non ordinaria.
Il presidente del Consiglio, in reazione, è un fiume in piena: attacca la sinistra, la stampa, i programmi tv e la satira. Attacca ovviamente la Consulta che ha emesso una sentenza «politica» perché è fatta «in maggioranza da giudici rossi». E affonda il colpo direttamente verso il Colle più alto: il Quirinale. Ribadendo anche pubblicamente: «Napolitano sapete da che parte sta». La presidenza della Repubblica da parte sua replica con una nota per ribadire che sta «dalla parte della Costituzione». Uno strappo che questa volta sarà difficile da ricucire.
Le più alte cariche dello Stato già prima di pranzo avevano intuito che la fumata sarebbe stata nera. Il via vai a Palazzo Grazioli è stato intenso, da Umberto Bossi allo stato maggiore leghista, da Letta a Bonaiuti, da Cicchitto ad Alfano, fino ai ministri di Alleanza nazionale. A tutti il Cavaliere ha ribadito le sue perplessità sull'orientamento della Corte, considerata di parte anche perché composta da giudici di sinistra eletti «da tre capi di Stato di sinistra».
Uscendo da Palazzo Grazioli, Berlusconi ha detto «Vado avanti. Dobbiamo governare per cinque anni con o senza il Lodo».
Ora il premier si trova esposto a quattro procedimenti: potrebbero riprendere i processi Mediaset-diritti tv e caso Mills; mentre un terzo procedimento, Mediatrade, potrebbe approdare in aula se il premier dovesse essere rinviato a giudizio nei prossimi mesi. Un altro procedimento pende, invece, a Roma: riguarda l'inchiesta su una presunta compravendita di senatori all'epoca del governo Prodi.