29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Il disgelo solo all'inizio

Pdl: patto consultazione Berlusconi-Fini

Premier: «Più collegialità ma rispetto programma». Diffidenza di Fini: «Vediamo se alle parole seguiranno i fatti»

ROMA - Per chi vede il bicchiere mezzo pieno, il risultato si chiama 'patto di consultazione permanente' o 'avvio di un percorso'. Chi lo vede mezzo vuoto, invece, preferisce metterla così: «Vediamo se alle parole seguiranno i fatti». In fondo, il primo faccia a faccia tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dopo il gelo degli ultimi mesi sta un po' nelle facce con cui hanno lasciato la casa di Gianni Letta alla Camiluccia che ha ospitato il vertice del chiarimento: sorridente il primo, più tirato in volto il secondo.

Molti i temi da discutere - Un vertice dal connotato fortemente politico, che si è svolto non tra le due alte cariche dello Stato ma tra i due co-fondatori del partito, come ha dimostrato anche la scelta di non tenerlo alla Camera ma nella residenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, uomo delle grandi mediazioni. E da discutere ce ne era: le distanze su immigrazione e testamento biologico di Fini, le regionali, i rapporti con la Lega. E poi quegli attacchi al presidente della Camera dal Giornale della famiglia Berlusconi.

«Un patto di consultazione permanente» - Per la verità anche nell'entourage del Cavaliere si ammette che non tutto è stato risolto, ma si sottolinea anche che i problemi sono stati tutti messi sul tappeto e che si è cominciato ad affrontarli. A cominciare da quello della gestione del Pdl, troppo poco collegiale per il presidente della Camera. Berlusconi ha ribadito la bontà del partito-movimento, a dimostrare che la visione del Pdl (e forse della politica in generale) tra i due resta diversa.

Allo stesso tempo però, a quanto si apprende, si è detto d'accordo sulla necessità di vedersi più spesso, insomma di dare vita a quello che uomini vicini a Fini chiamano «un patto di consultazione permanente».
Che significa anche sentirsi direttamente prima di decidere i candidati per le prossime regionali, per poi passare da quegli organismi di cui il partito è dotato ma che finora sono esistiti solo sulla carta.

Rapporti con la Lega - Sul piatto della discussione, ovviamente, il presidente della Camera ha messo anche il rapporto con la Lega: il Pdl, avrebbe sottolineato, non può dare l'impressione di farsi dettare la linea da loro, ma deve essere un partito in cui si discute e poi si prendono le decisioni. D'accordo - avrebbe replicato il Cavaliere - ci si può confrontare su tutto ma c'è un programma elettorale da rispettare.

Bonaiuti: «Sono sicuro che le rose fioriranno» - Insomma, il premier, che ha l'orticaria quando cominciano queste discussioni sui giornali e che invece vorrebbe che di fronte ai loro occhi gli italiani avessero solo il 'governo del fare', ha recapitato al suo alleato un messaggio di apertura su una gestione più 'partecipata' del partito. Messaggio che, dalle parti di Fini, è stato colto, ma con una certa diffidenza, come si fa di fronte a promesse già sentite, ma che poi non si sono concretizzate (fu lo stesso dopo il primo scontro che si chiuse con il 'patto della spigola'). Non è un caso se, mentre l'ex Fi Fabrizio Cicchitto sottolinea che l'incontro è andato bene, Italo Bocchino, vicino a Fini e promotore della lettera inviata dai 50 parlamentari ex An a Berlusconi, pur ammettendo che un percorso è stato avviato, aggiunge un emblematico «se sono rose fioriranno». Replica dell'ottimismo da palazzo Chigi. «Sono sicuro che fioriranno - è il commento del portavoce del premier, Paolo Bonaiuti - perché in 15 anni hanno sempre dato fiori nuovi».