12 ottobre 2025
Aggiornato 13:00
Napolitano difende suoi atti

«Chi mi critica non conosce Carta»

«Possibili soluzioni condivise su intercettazioni»

ROMA - «Obbiettività, equilibrio e imparzialità». Racchiude in questi tre imperativi Giorgio Napolitano l'essenza del suo mandato esposto, anche negli ultimi giorni, a critiche e osservazioni talvolta «espresse in modo sommario e aggressivo». Nella tradizionale cerimonia del Ventaglio che precede l'inizio della pausa estiva il presidente della Repubblica risponde ad alcune critiche, conferma le proprie scelte, a partire dalla firma al ddl sicurezza, invita a «soluzioni condivise» sulla normativa delle intercettazioni. Parole sferzanti quelle del Capo dello Stato che è sempre rimasto in silenzio davanti a certi attacchi ora di Antonio Di Pietro e dei 'grillini', ora di alcuni esponenti del Pdl.

«Chi invoca polemicamente e di continuo - dice Napolitano - poteri e persino doveri di intervento che non ho, mostra di aver compreso poco della Costituzione e della forma di governo, non presidenziale, che essa ha fondato». Poi la risposta indiretta al leader dell'Italia dei Valori: «A qualche fiero guerriero sembra che io lo faccia con la piuma d'oca: sempre meglio, si potrebbe dire, che un vano rotear di scimitarra». Del resto Napolitano non ha nessuna intenzione di farsi intimorire dalle critiche, anzi, spiega, «presto attenzione a tutte le osservazioni e le riserve, anche a quelle espresse in modo più sommario e persino aggressivo. Da tutte trarrò beneficio per ulteriore svolgimento del mio mandato».

Se questa è la premessa Napolitano va poi nel dettaglio affrontando due nodi politici: il ddl sicurezza e il nuovo provvedimento sulle intercettazioni. Nel primo caso Napolitano ha accompagnato la firma della legge con una dettagliata lettera di osservazioni critiche ad alcune norme, una lettera che oggi il Capo dello Stato difende a spada tratta dalle accuse di arbitrarietà e irritualità che gli sono state rivolte da alcuni esponenti politici (da un lato Maurizio Gasparri e dall'altro Antonio Di Pietro). «La tesi dell'improprietà o arbitrarietà di ogni espressioni di dubbi, perplessità, preoccupazioni che non avvenga attraverso il solo canale di messaggi formali al Parlamento, non poggia su alcun fondamento costituzionale - ribatte il presidente - ed è smentita da un numero tali di precedenti che non può reggere. Quella della legge sulla sicurezza non è stata una promulgazione con 'riserva' che è ovviamente istituto inesistente, ma promulgazione a tutti gli effetti».

Napolitano risponde poi anche a chi «ha perentoriamente dichiarato che il presidente 'non può rivolgersi direttamente ai ministri': si può consigliare la lettura dell'aureo libro 'Lo scrittoio del Presidente' di Luigi Einaudi, che comprende le lettere inviate da quest'ultimo al ministro del Tesoro e ad altri ministri dell'epoca». Infine il capitolo intercettazioni. Napolitano evita di lanciare un generico appello al dialogo però riconoscere che esiste «un problema di revisione di regole e di comportamenti in materia di intercettazioni» è «la premessa per cercare soluzioni appropriate e il più possibili condivise».

Per Napolitano, dunque, «occorre spirito di apertura e senso della misura da parte di tutti i soggetti interessati»: proprio questo «sarà uno dei banchi di prova di quel confronto più civile e costruttivo tra maggioranza e opposizione che continuo a considerare necessario nell'interesse della democrazia e del paese».