23 agosto 2025
Aggiornato 10:30
Governo: «Ne terremo conto»

Ddl sicurezza: il Sì perplesso di Napolitano

Esecutivo evita incostituzionalità. Da Colle lettera-penultimatum

ROMA - Cinque pagine zeppe di «perplessità« e «preoccupazioni« per accompagnare un sì. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha promulgato il ddl sulla sicurezza, ma contemporaneamente ha inviato una missiva a palazzo Chigi, ai ministri Maroni e Alfano e ai presidenti delle Camere per spiegare. Spiegare che quel via libera era necessario per non fermare l'entrata in vigore di norme «condivise» contro la criminalità organizzata, come quelle sul 41 bis, ma che dei dubbi ci sono, e anche forti, in particolare sul reato di clandestinità e sull'introduzione delle ronde.

Provvedimento «disomogeneo» ed «estemporaneo» - Il capo dello Stato critica l'impianto generale della legge, che è cresciuto «in modo rilevante nel corso dell'iter parlamentare», parla di provvedimento caratterizzato da «disomogenietà» ed «estemporaneità», tanto che «il nostro ordinamento giuridico risulta seriamente incrinato da norme oscuramente formulate, contraddittorie, di dubbia interpretazione o non rispondenti a criteri di stabilità e certezza della legislazione».

Evitato «scoglio» incostituzionalità - Parole pesanti, circostanziate, che intervengono punto su punto. Ma mai il presidente della Repubblica usa quel termine che lo avrebbe costretto a non promulgare il ddl: incostituzionale. Per questo alla fine dal ministero dell'Interno fanno filtrare una certa soddisfazione di Roberto Maroni per aver evitato che uno dei provvedimenti-bandiera della Lega si arenasse sullo scoglio del profilo di costituzionalità quirinalizio. Per questo palazzo Chigi, con una nota, incassa tutte le critiche ma «esprime soddisfazione e apprezzamento per la promulgazione» e assicura che «le considerazioni del Capo dello Stato saranno valutate attentamente» e che se ne terrà conto «già a partire dalla prima applicazione della legge stessa».

«Penultimatum» all'Esecutivo per il futuro? - Il governo, insomma, anche dopo aver rallentato l'iter del ddl intercettazioni proprio rispondendo alla moral suasion del capo dello Stato, va all'incasso del via libera della legge: il braccio di ferro con il Colle è stato evitato, Napolitano non è potuto andare alla prova di forza sebbene il peso specifico di lettera e parole che hanno accompagnato il placet fosse superiore a quanto ci si attendesse. Anche dal Colle, a quanto si apprende, la mossa del presidente della Repubblica viene considerata come una sorta di penultimatum all'esecutivo per il futuro.

A questo punto, comunque, il governo ha garantito che interverrà: la strada sarà quella dei decreti attuativi e delle circolari, anche se sull'applicazione del provvedimento può sempre incombere il ricorso alla Corte Costituzionale.