2 maggio 2024
Aggiornato 07:30
Sentenza della Cassazione

Giudice anti crocifisso? Non è reato per Stato laico

Il problema sollevato dal magistrato è di «estrema delicatezza»

ROMA - Non può essere condannato per omissione di atti d'ufficio il giudice che, non essendo cattolico, si rifiuta di tenere udienza nelle aule dove è esposto il crocifisso. La sentenza della Cassazione che ha annullato la pena inflitta al magistrato «anti crocifisso» Luigi Tosti, ammette che la questione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici è di «estrema delicatezza». E anzi la circolare ministeriale che impone il crocifisso nelle aule giudiziarie appare «in contrasto con il principio costituzionale di laicità dello Stato».

Per questo la Cassazione, con la sentenza 28482 che ha annullato la condanna a 7 mesi di reclusione della Corte d'appello dell'Aquila nei confronti del magistrato di Camerino, spiega che la questione sollevata dal giudice Tosti «ha una sua dignità e merita approfondimento». Anche se, aggiungono i giudici della sesta sezione penale, i toni adoperati dal magistrato sono «esasperati e talvolta paradossali».

In pratica, nonostante i modi che hanno caratterizzato la protesta ne dimostrano la «chiara strumentalità», secondo la Cassazione si tratta in ogni caso di un problema «di estrema delicatezza». La questione infatti, a parere della Corte, riguarda più genericamente «l'esposizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici». Un tema, ricorda la Cassazione, «vivacemente dibattuto non solo in Italia ma anche in altri paesi dell'Unione Europea». In particolare la Corte sottolinea che la circolare del 1926 che prevede l'esposizione del crocifisso in tutte le aule di udienza è un «atto amministrativo generale che appare però privo di fondamento normativo e quindi in contrasto con il principio di legalità dell'azione amministrativa».

Questi i motivi che hanno indotto la Cassazione ad annullare senza rinvio la sentenza di condanna a 7 mesi di reclusione che la Corte d'appello dell'Aquila aveva inflitto al giudice Tosti. In servizio a Camerino e di fede ebraica, Luigi Tosti si era rifiutato di tenere udienza nelle aule dove era esposto il crocifisso, richiamandosi alle norme costituzionali sulla laicità dello Stato. In conseguenza della il magistrato è anche stato censurato dalla commissione disciplina del Csm.