Cgil: Italia chieda a Hu Jintao fine repressione
«Non subordinare difesa diritti a economia»
ROMA – «Se il numero di vittime fosse confermato si tratterebbe del più grave massacro dopo quello di Tien an Men, perpetrato inoltre a poco più di un anno dalla brutale repressione delle manifestazioni in Tibet». È quanto afferma la segretaria confederale della Cgil, Nicoletta Rocchi, in merito alle notizie che arrivano dalla Cina mentre in Italia inizia la visita del presitene cinese Hu Jintao.
La Cgil sollecita «le autorità italiane di evitare di attenersi al discutibile principio di ‘non ingerenza’ e di chiedere all’autorevole ospite cinese che - sostiene Rocchi - si cessi ogni repressione, che siano puniti i colpevoli delle violenze, anche nelle file dello stato, che siano garantiti i diritti umani, civili, sociali delle minoranze, che siano avviate a soluzione pacifica le controversie con gli Uiguri e i Tibetani e che siano rispettati tutti i diritti democratici, inclusi quelli alla libera organizzazione sindacale».
«Sarebbe spiacevole - conclude Rocchi - se l’opinione pubblica italiana e cinese dovessero constatare omissioni nella intransigente difesa dei diritti umani, magari subordinandoli ad importanti accordi economici e commerciali».