CEI: «Rischio che giovani lascino matrimonio Cristiano»
Mons. Nicolli: Aumento «vorticoso» delle convivenze
ROMA - Il fantasma di un paese di tradizione cattolica, l'Italia, nel quale i giovani non si sposano più in chiesa, è stato prospettato in un convegno della Conferenza episcopale italiana intitolato 'Insieme verso le nozze. La preparazione al matrimonio'.
Al giorno d'oggi, ha detto mons. Sergio Nicolli, direttore dell'ufficio Cei per la pastorale della famiglia, in Italia circa il 70% dei giovani scelgono di sposarsi «in Cristo e nella Chiesa». Per questo, ha proseguito il presule concludendo il convegno che si è svolto a Crotone, in Calabria, «non possiamo permetterci di gestire i seminari (corsi pre-matrimoniali, ndr.) con superficialità: dobbiamo investire in essi le risorse migliori. Spero che non venga il giorno in cui, come avviene in molti Paesi europei, dovremo anche noi vedere i seminari vuoti perché i giovani non chiedono più il matrimonio cristiano».
CONVIVENZA - Nel corso del suo intervento, riferisce il 'Sir' (Servizio informazione religiosa dei vescovi italiani), mons. Nicolli ha focalizzato anche la sua attenzione sul «vorticoso» aumento del fenomeno della convivenza prima del matrimonio. «I giovani che s'incamminano verso il matrimonio - ha detto - hanno alle spalle non soltanto un vuoto di formazione cristiana che spesso parte dalla Cresima, ma si trovano anche impreparati ad affrontare le esigenze che una seria relazione di amore comporta per la sua stabilità e per la sua qualità. Anche per questo guardano al futuro con preoccupazione e incertezza, vedendo intorno a sé esperienze di fallimenti matrimoniali precoci».