25 aprile 2024
Aggiornato 19:30

Rutelli: «Il PD è ripiegato su se stesso, regole da rifare»

«No al congresso maratona. C'è rischio vocazione minoritaria»

ROMA - «Il Pd è in grado di competere. Ma certo non ha vinto le elezioni. Va raddrizzata la prospettiva, perché c'è un rischio evidente: che un partito nato a vocazione maggioritaria diventi un partito a vocazione minoritaria».

La vede così Francesco Rutelli che, in un'intervista a Repubblica spiega: «lo schema congressuale è sbagliato. Le primarie-plebiscito sono servite ai tempi dell'Unione per incoronare Prodi e segnalare il posizionamento degli altri candidati come Di Pietro e Bertinotti» ma adesso «con due, tre vere candidature, possono dimostrarsi un serio errore. Intanto perché avremmo potenzialmente due maggioranze diverse: una tra gli iscritti, che eleggono i livelli locali, e un'altra tra i votanti delle primarie, che sono aperte a tutti. Salvo poi - prosegue - tenere un ballottaggio tra i due meglio piazzati ristretto a mille delegati di partito».

Inoltre, osserva Rutelli, «tra una cosa e l'altra il partito sarebbe a congresso per un anno». Questo, spiega, non vuol dire eliminare le primarie. «Coinvolgiamo il massimo di cittadini, anche i non iscritti in una primaria. Sono - dice il presidente del Copasir - per un Congresso vero e candidati veri. Ma non per un'estenuante maratona. Credo che la direzione ci debba ripensare. Se necessario farsi dare un mandato da un'Assemblea Federale-lampo per adottare regole statutarie più snelle e procedure più coerenti e rapide».

Rutelli, preferisce non rispondere per ora a chi gli chiede se sia a favore di Franceschini o Bersani nella corsa alla segreteria, e aggiunge che proporrà che coloro che condivideranno il manifesto della riunione dei 'coraggiosi' che si terrà il 3-4 luglio si chiamino 'Liberi Democratici'.