19 aprile 2024
Aggiornato 22:30

Referendum: Berlusconi «scarica» i quesiti, Fini: Italiani votino

Patto con Bossi: «Sostegno non opportuno». Pd e referendari critici

ROMA - Ci risiamo. Appena sigillate le urne del voto europeo e in attesa dei ballottaggi delle amministrative, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini tornano a dividersi. Oggetto del contendere, questa volta, è il referendum elettorale. Il Cavaliere, a cena con Umberto Bossi e lo stato maggiore leghista, ha siglato un nuovo patto: il premier non considera «opportuno un sostegno diretto» alla consultazione. Poche ore e arriva lo 'smarcamento' di Fini, in realtà conseguenza di una posizione ribadita in più di una circostanza: voterò convintamente e spero che lo facciano anche gli italiani.

A Varsavia, poco più di un mese fa, Berlusconi aveva sposato la causa referendaria, annunciato il proprio voto favorevole all'abrogazione di parte della legge elettorale e aveva aggiunto: «Non sono masochista, non posso che votare sì». Poi il voto alle Europee, il boom leghista e la necessità di un appoggio del Carroccio ai ballottaggi. Da qui la nota di Palazzo Chigi: «Il Presidente Berlusconi ha ritenuto di esplicitare che la riforma della legge elettorale debba essere conseguente alle riforme del bicameralismo perfetto auspicata da tutti e che, pertanto, non appare oggi opportuno un sostegno diretto al referendum del 21 giugno».

Alleanza nazionale, poi confluita nel Pdl, aveva sostenuto praticamente in blocco il referendum. Oggi due dei referendari della prima ora, Ignazio la Russa e Italo Bocchino, avevano prima di Fini chiarito: il nostro sostegno ai quesiti resta. «Che i partiti non diano indicazioni tassative in questa materia è una cosa logica, come ha già detto Berlusconi. Diversi sono i comportamenti personali», sottolineava il ministro della Difesa.

Aggiungeva il vicecapogruppo del Pdl alla Camera: «Noi non abbiamo mai chiesto al Pdl di sostenere in blocco il referendum.

Ma allo stesso modo non può valere un divieto a sostenerlo: la tesi deve essere che nel Pdl c'è libertà di scelta, io ad esempio voterò sì e parteciperò eventualmente a manifestazioni a sostegno del sì». Quanto a una discussione interna al pdl, nel pomeriggio i tre coordinatori Denis Verdini, La Russa e Sandro Bondi hanno chiarito: non c'è necessità di convocare organismi di partito per ratificare la posizione espressa da Berlusconi.

Nel pomeriggio tocca al Presidente della Camera: «Vado certamente a votare, lo faccio convintamente» ed è «ovvio» che l'auspicio è che gli italiani facciano altrettanto. Chi di certo apprezza la presa di posizione dell'ex leader di An è il comitato promotore del referendum. Già stamane Giovanni Guzzetta, rilanciando il sì alla consultazione contro «la legge-porcata», aveva offerto la propria lettura: «Bossi ricatta e Berlusconi esegue. Non sono passate nemmeno 24 ore dal voto che Bossi ha già chiesto al premier un posto in più in Rai, due presidenze di Regione e di rinunciare al referendum».

Ma per Paolo Bonaiuti, portavoce del premier, la lettura è diversa: il patto stretto tra Berlusconi e Bossi per non sostenere il referendum «è una scelta che premia un'alleanza molto forte e molto solida, destinata a durare ben al di là di queste amministrative e ben al di là di questo referendum».

L'opposizione non ci sta. Dice Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato: «Com'era prevedibile, ci troviamo oggi di fronte ai primi risultati delle europee e delle amministrative che hanno sancito uno stop al delirio di onnipotenza del premier e visto una netta affermazione della Lega. Berlusconi sarà sempre più schiavo del Carroccio. Il nuovo corso è già cominciato, visto che tra ieri sera e stamattina il leader del Pdl ha svenduto il referendum in cambio del sostegno ai suoi candidati ai ballottaggi del 21 giugno». Ragionamenti simili in casa Udc, almeno a sentire Pier Ferdinando Casini: «Siamo lieti che Berlusconi si sia disimpegnato nel referendum. E' ovvio che in termini politici la Lega condiziona il governo, Berlusconi è piegato ai desideri del Carroccio. Anche se questa è l'unica volta che ci fa piacere».