29 marzo 2024
Aggiornato 05:30

PD: Bersani si muove, Franceschini tentato dalla sfida

Tra dalemiani e Ppi-veltroniani disputa su attribuzione eletti

ROMA - Scricchiola la 'tregua-congresso' che Dario Franceschini domenica sera aveva chiesto di prolungare fino ai ballottaggi del 21 giugno, molti dirigenti democratici per ora si astengono dal parlare esplicitamente delle prossime assise ma Pierluigi Bersani sceglie di non aspettare e, di fatto, conferma la propria candidatura. L'ex ministro offre un giudizio poco entusiasta del risultato del partito («Siamo in vita, ma così non va bene«) e descrive la propria idea di Pd invitando ad andare «oltre l'esperienza socialdemocratica», lanciando dunque un chiaro messaggio ai non diessini del Pd. Anche oggi, raccontano, Bersani ha sentito diversi dirigenti del partito, a cominciare da Massimo D'Alema, spiegando che già nei prossimi giorni presenterà le sue «quattro-cinque idee» per il Pd e chiarendo che dopo i ballottaggi «si parte». Il segretario per ora non si pronuncia, attende di vedere gli esiti delle amministrative, ma certo l'area ex popolare alza la voce, dopo il crollo dei socialisti in tutta Europa e Giuseppe Fioroni dice che per Franceschini il congresso può essere «un punto di arrivo, ma anche di partenza».

Di sicuro, Bersani ha ben chiaro che gli ex Ppi sono pronti a sbarrargli la strada, così come sa che Walter Veltroni, pur non essendo più in ottimi rapporti con Franceschini (domenica sera ha voluto precisare, a Sky, che il partito al momento delle sue dimissioni era al 26% e non al 22%), alla fine dovrebbe puntare sul segretario uscente. Anche Francesco Rutelli per ora evita dichiarazioni, ma l'ex leader Dl sarebbe piuttosto soddisfatto della prestazione dell'ala 'Margherita' nella gara delle preferenze: sei su ventuno degli eletti sono infatti di provenienza Dl, mentre undici sono gli ex Ds e quattro i candidati non ascrivibili a nessuno dei due partiti. C'è poi da decifrare quali saranno le mosse di Piero Fassino, fin qui uno dei 'grandi elettori' di Franceschini. Senza contare che D'Alema, che pure ha incontrato ieri Bersani, per ora rimane in silenzio: l'ex ministro degli Esteri parrebbe intenzionato a non schierarsi pubblicamente fino ai ballottaggi, anche in attesa di avere un quadro complessivo dei risultati del partito.

Anche il risultato del partito nelle varie regioni si presta ad interpretazioni contrastanti: popolari e veltroniani sottolineano che tra le regioni dove il Pd ha ottenuto i peggiori risultati ci sono l'Umbria, governata dalla dalemiana Lorenzetti, e la Puglia, storicamente 'feudo' dell'ex ministro degli esteri. I dalemiani, al contrario, si attribuiscono ben 9 degli eletti del Pd a Strasburgo, contando tra questi il bassoliniano Cozzolino, Luigi Berlinguer, e Antonio Panzeri, che secondo le altre 'correnti' invece non possono essere contati tra gli uomini di D'Alema. Anzi, fanno notare alcuni, candidati come De Castro e Gualtieri, sui quali D'Alema ha investito molto, hanno ottenuto risultati poco brillanti.

Insomma, Bersani capisce che la partita sta già iniziando e non vuole aspettare oltre. Già in questi giorni, secondo quanto riferiscono, lavora alla piattaforma che presenterà per il congresso: non si può, sarebbe il suo ragionamento, fare lo stesso errore dell'anno scorso, far finta di avere vinto le elezioni.