LAV: «Le regioni tutelino concretamente la fauna selvatica»
«Limitare il numero di specie cacciabili»
Anche in provincia di Belluno la stagione invernale sta finalmente cedendo il passo a temperature più miti. La neve comincia a sciogliersi, mentre giungono notizie dell'affioramento di centinaia di carcasse di animali selvatici: sono quegli animali deceduti a causa delle temperature particolarmente rigide registrate nel corso dell'inverno appena trascorso.
Proprio nel corso dei mesi più freddi, la LAV, con un appello pubblico, aveva richiesto ai Presidenti delle Regioni più colpite dai rigori invernali, la sospensione di ogni attività venatoria, allo scopo di evitare un ulteriore stress ad animali già profondamente provati. Purtroppo nessun Presidente raccolse l'appello, dimostrando così che gli interessi della lobby venatoria rivestono un'importanza superiore alla tutela della fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato italiano.
Naturalmente il fenomeno delle morti invernali non ha interessato solamente la provincia di Belluno; monti e valli della nostra penisola, sono state ricoperte per mesi da metri di neve, rendendo impossibile l'approvvigionamento alimentare agli animali selvatici, soprattutto ungulati, che riescono a sopravvivere agli inverni solamente grazie alle poche risorse disponibili nei mesi più freddi dell'anno. E così, presumibilmente migliaia di Cervi, Camosci, Caprioli e altri animali più piccoli, sono morti di fame, nell'indifferenza generale, soprattutto di quelle istituzioni che, per legge, dovrebbero tutelarli.
«La presa d'atto dell'ecatombe causata dalle abbondanti nevicate dell'inverno scorso – dichiara Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della LAV – dovrebbe pesare notevolmente sulla redazione dei calendari venatori della prossima stagione di caccia, dai quali dovrebbero essere esclusi quanto meno tutti gli ungulati».
Infatti gli animali selvatici hanno già dovuto sopportare una rigidissima selezione naturale. L'assalto di centinaia di migliaia di doppiette, che si scatenerà dal prossimo settembre, potrebbe rappresentare una gravissima compromissione dello status di conservazione per numerose specie selvatiche.
«I cacciatori, che a parole sostengono di essere i primi ambientalisti, hanno l'occasione per dimostrare con i fatti questa balzana teoria – conclude Vitturi – si uniscano a noi richiedendo alle Regioni di escludere gli ungulati dalla lista delle specie cacciabili».