28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
GIUSTIZIA

Mancino e Alfano al Colle, Napolitano prepara plenum CSM

Sul «tappeto» le riforme e la mediazione toghe-politica

ROMA - Un incontro «cordiale» per mettere a punto i dettagli del plenum straordinario di martedì prossimo, quando il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in qualità di presidente del Csm, sarà alla guida dell'assemblea di palazzo dei Marescialli. Così fonti della magistratura raccontano il faccia a faccia tra il presidente della Repubblica e il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, che si è svolto al Quirinale. Mezz'ora di conversazione sull'appuntamento di martedì prossimo, che avrà all'ordine del giorno due temi: le pratiche a tutela dei magistrati e una circolare sull'organizzazione delle Procure.

Fu lo stesso Napolitano, mesi fa, a rendere nota, per bocca di Mancino, la propria intenzione di presiedere in prima persona questo appuntamento: al capo dello Stato, infatti, preme molto la riforma delle pratiche a tutela, sulla cui proposta di modifica ha lavorato a lungo la seconda commissione del Csm, redigendo una bozza valutata con molta attenzione dagli uffici del Quirinale e che attende ora il voto del plenum per diventare norma applicabile. Un voto che, secondo le toghe, deve arrivare il prima possibile, perchè al momento, sono circa una decina i 'fascicoli' fermi negli uffici del Csm, primo fra tutti quello relativo al presidente del collegio giudicante del caso Mills, Nicoletta Gandus, aperto oltre un anno fa.

Inoltre, i recenti attriti tra procuratore capo e sostituti di Napoli in merito all'inchiesta sulla gestione dei rifiuti nel capoluogo campano hanno imposto maggior attenzione anche alle difficoltà di gestione dei rapporti di forza nei palazzi di Giustizia. Per questa ragione, dunque, nella delibera sull'organizzazione degli uffici giudiziari, che verrà discussa martedì, vi è un punto relativo proprio ai rapporti tra 'capi' e 'sottoposti' nelle Procure: sostituti procuratori e aggiunti, infatti, contestano il ruolo assegnato ai capi degli uffici dalle riforme Castelli e Mastella. In buona sostanza, le toghe chiedono che palazzo dei Marescialli ridimensioni i poteri dei capi degli uffici. Mancino, però, ha più volte detto che fino a quando le norme della riforma saranno in vigore verranno applicate senza interpretazioni che possano snaturarle. Ovvio però che le correnti, durante le tradizionali 'arringhe' alla presenza del capo dello Stato, vogliano significare tutte le loro perplessità.

Ma Mancino non è stato l'unico esponente del mondo della Giustizia ospite oggi al Quirinale. Nel pomeriggio, infatti, il capo dello Stato ha incontrato personalmente anche il Guardasigilli Angelino Alfano, molto probabilmente per essere informato sull'andamento delle numerose riforme messe in campo dall'esecutivo in materia di giustizia. Alfano, in mattinata, ha infatti ribadito l'intenzione del Governo di porre mano a una riforma 'costituzionale' che investa il mondo della giustizia. Inoltre, non sono un mistero per nessuno i desiderata del presidente del Consiglio riguardo a una più netta separazione tra magistratura requirente e giudicante.

Logico che il capo dello Stato, prima di incontrare le toghe, abbia voluto avere ben chiaro il quadro della situazione, un quadro che per parte sua il ministro non ha mancato di tratteggiare con chiarezza. Informazioni utili se non preziose, visto che con ogni probabilità a Napolitano toccherà cercare una non facile mediazione tra i timori delle toghe nei confronti di un esecutivo che spesse volte hanno definito se non 'ostile' quantomeno 'prevenuto' e il governo, desideroso di risolvere l'annosa questione «dell'uso politicamente strumentale della giustizia - per dirla con frasi ricorrenti nella maggioranza - operato da una certa parte della magistratura».