2 ottobre 2025
Aggiornato 10:30

G8: blitz dei no global in tutta Roma, 5 fermi

Anagrafe, S. Maria Maggiore, Marina militare. Attesi ora al Cie

ROMA - Si susseguono a Roma i blitz dei militanti no global contro il G8 dei ministri degli Interni e della Difesa. Cinque manifestanti sono stati fermati nei pressi della sede della marina militare. Uno, italiano, è stato rapidamente rilasciato, mentre gli altri quattro, stranieri, sono stati spediti all'ufficio immigrati. Nelle strade del quartiere Flaminio «in 150 abbiamo manifestato - raccontano gli attivisti di Action - contro la pratica dei respingimenti, inumana e contraria alla legalità internazionale. Siamo però stati bloccati dai blindati della polizia». I dimostranti si sono rifugiati così in uno stabile occupato di via Maria Adelaide, presidiati dalle forze dell'ordine.

Un altro blitz, invece, in mattinata, era andato a segno: un gruppo di giovani ha imbrattato l'anagrafe di via Petroselli con della vernice rossa, in protesta contro la norma del ddl sicurezza che, denunciano i manifestanti, impedirà ai clandestini di registrare un figlio. Poco dopo l'ora di pranzo è stato occupato per mezz'ora il piazzale antistante la basilica di Santa Maria Maggiore a Roma dai dimostranti contro il G8. Il gruppo, in gran parte studenti dell'università La Sapienza, hanno distribuito volantini con l'immagine di 'San Papier'. E' questa infatti la nuova versione di San Precario adottata dai movimenti. Con un gioco di parole su 'Sans papiers', come generalmente vengono definiti gli immigrati senza documenti in Francia, i manifestanti hanno in questo modo adottato come simbolo una figura religiosa più vicina ai migranti. Una parte dei manifestanti è entrata nella basilica, mentre un'altra parte è rimasta all'esterno. Il presidio si è concluso senza incidenti con un breve corteo fino in piazza Vittorio. I blitz in realtà erano iniziati già ieri sera, quando i no global hanno occupato la sede dell'Organizzazione mondiale per le migrazioni in via Nomentana.

Intanto, c'è attesa per l'appuntamento del pomeriggio. I militanti si troveranno al Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria per chiederne la chiusura. «Negli ultimi due mesi - ricordano i militanti - solo nel centro di Ponte Galeria hanno perso la vita un uomo, Salah Souidani, e una donna, Nabruka Mimuni, entrambi vittime della brutalità della polizia e della complice indifferenza della Croce rossa italiana: sono questi due apparati militari a dividersi la responsabilità della gestione di questo lager della democrazia, in qualità di esecutori materiali delle politiche di discriminazione e sterminio applicate all'interno e all'esterno di esso. La detenzione nei lager chiamati Cie - aggiungono - la deportazione nei paesi di origine, il respingimento di massa e la reclusione nei campi di concentramento in Libia come in Marocco, sono la risposta che l'Europa di Schengen ha scelto di voler dare alla questione della migrazione».