19 agosto 2025
Aggiornato 01:00
Silenziosa strage dei colombi,

Colombi: LAV e veterinari Avda oggi a convegno a Venezia

25 mila colombi sterminati ogni anno solo a Venezia, contestato il via libera della regione toscana agli abbattimenti

VENEZIA - «Stop a reti e fucili, inutili e dannosi, per il contenimento delle popolazioni di colombi che abitano Venezia e numerose altre città d’Italia, sì a metodi ecologici, preventivi e non cruenti, come l’utilizzo di mangime antifecondativo e il divieto di somministrare liberamente cibo a popolazioni ormai sovralimentate»: questa la ferma posizione espressa da LAV (www.lav.it) e AVDA (Associazione Veterinari per i Diritti degli Animali), nel corso del convegno «Colombi e cittadini: fra reti, fucili, allarmi e cibo. Una convivenza possibile?», organizzato oggi a Venezia (Sala Consiliare del Comune, a Cà Farsetti).

«Chiediamo il ritiro dell’Ordinanza 13500 del Comune di Venezia che fin dal lontano 1998 prevede l’utilizzo di metodi cruenti per la cattura e la soppressione dei colombi: una strage ‘silenziosa’ che ogni anno uccide circa 25.000 colombi solo nel centro storico di Veneziadichiara Massimo  Vitturi, responsabile nazionale LAV settore caccia e faunaAl di là del merito, è evidente che dopo 11 anni sono falliti anche i presupporti legali, di necessità e urgenza, dell’Ordinanza Sindacale dal momento che la numerosità della popolazione di colombi continua ad essere considerata un problema da parte di alcuni. Gli 850.000,00 euro che, secondo una stima, sarebbero stati spesi in tutti questi anni dal Comune lagunare per ‘non risolvere’ la questione, avrebbero potuto essere destinati all’utilizzo di metodi di prevenzione, risolutivi e ben più semplici ed economici».

Benché non esistano studi che abbiano accertato i presunti danni alla salute dei cittadini e ai monumenti, di cui i colombi sarebbero ritenuti responsabili, solo due giorni fa la Regione Toscana ha dato il via libera alle province per un piano straordinario di abbattimenti di colombi e altri animali, sebbene anche i colombi cittadini siano specie tutelata dalla normativa nazionale sulla tutela della fauna selvatica (legge 157/92) e quindi da considerarsi «patrimonio indisponibile dello Stato». Dunque eventuali piani di contenimento devono ricadere sotto questa normativa generale, ben dettagliata, quanto purtroppo spesso disattesa. L’art.19 della legge 157/92 da un lato prevede che la competenza ad effettuare i controlli sulla fauna selvatica sia assegnata in via esclusiva alle Regioni, dall’altro stabilisce che tale controllo esercitato selettivamente, venga praticato in via generale mediante l'utilizzo di metodi ecologici su parere dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), oggi ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), e che, solo laddove l'Istituto verifichi l'inefficacia dei predetti metodi, le Regioni possono autorizzare piani di abbattimento. La più recente legge 189/2004 (maltrattamento e uccisione di animali) ha poi rafforzato la tutela degli animali, applicabile quindi anche ai colombi.

Inoltre, come statuito in numerose occasioni dalla giurisprudenza amministrativa, deve ritenersi illegittima un’ordinanza contingibile e urgente in tutti i casi in cui la materia risulti già specificamente regolamentata. Lo stesso TAR Veneto ha chiarito questo principio, proprio in riferimento a un’ordinanza sindacale di abbattimento dei piccioni, di cui è stata dichiarata l’illegittimità, stabilendo che:

- i sindaci non hanno alcun potere di consentire la caccia ai colombi di città;
- il regime di contenimento delle specie selvatiche, tra le quali vanno contemplati i colombi torraioli, deve essere attuato con mezzi ecologici;
- solo le regioni possono attuare piani di abbattimento, solo dopo aver constatato l’inadeguatezza dei metodi ecologici.

«Richiamiamo il Comune di Venezia, la Regione e le Province toscane e ogni altra amministrazione, al rigoroso rispetto della legalità in materia di contenimento dei colombi, adottando metodi ecologici di prevenzione, efficaci e sicuri, anche in considerazione del rispetto e della riconoscenza dovuta a questi volatili, divenuti simbolo della città lagunare e un’indubbia attrattiva turistica», conclude Vitturi.