20 aprile 2024
Aggiornato 01:30

Berlusconi, Calderoli: Così non ci aiuta a fare le riforme

«No offese a parlamentari. Fini? Se uno fa ping, l'altro fa pong»

ROMA - Certe «uscite» del presidente del Consiglio «non ci aiutano a portare a casa le riforme». A Roberto Calderoli, ministro leghista per la Semplificazione, tra coloro che più hanno lavorato per un approvazione bipartisan del federalismo fiscale, non sono piaciute le parole di Silvio Berlusconi sui tacchini e i capponi in un Parlamento «pletorico»: «Non è giusto descrivere in questo modo i parlamentari», avverte.

PATTO - Intervistato da Repubblica, Calderoli spiega di ritenere «molto utile» il coinvolgimento dei parlamentari e lancia una proposta: «scriviamo un manifesto con tutte le riforme che vogliamo fare, un 'patto di unità nazionale' da firmare con il sangue davanti ai cittadini». Insomma, le riforme vanno fatte, «sennò la gente viene a prenderci a casa», ma la priorità è il codice delle Autonomie. Quanto alla riduzione dei parlamentari, l'esponente del Carroccio condivide, ma rispetto a Berlusconi sceglie la prudenza: «Se proponi quota 100 provochi una rivolta e non ottieni niente. I miei numeri sono 200 senatori e 400 deputati».

FINI - Calderoli minimizza, infine, il presunto scontro tra il premier e Gianfranco Fini: «Uno fa il presidente del Consiglio ed è in campagna elettorale, l'altro è presidente di un'istituzione. E' ovvio che se uno fa ping, l'altro fa pong».