23 agosto 2025
Aggiornato 08:00

Immigrati, Fini: «Insensato dire voglio o no Italia multietnica»

«È un fatto demografico, a prescindere da interessi di parte»

ALGERI - «Non credo abbia molto senso dire 'voglio una società multietnica oppure no' perché è una questione demografica. In Italia, come nel resto dei paesi europei, il numero degli stranieri è aumentato ed è destinato ad aumentare ancora per ragioni demografiche». Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, incontrando i giornalisti ad Algeri al termine della mattina di incontri al Parlamento e al Palazzo del governo nel corso della sua visita ufficiale, invita a spostare il confronto sulle politiche di immigrazione rispetto alla multietnicità o meno della nostra società.

«Non so - dice fra l'altro Fini - se si può parlare di una società multietnica, ma è un fatto per me positivo, ad esempio, che nel nostro esercito ci siano ufficiali militari che vengono dal Sud America piuttosto che dal Sud Est asiatico e dai Paesi arabi. E sono pienamente integrati, così come hanno giurato fedeltà alla Costituzione. È una società multietnica? Io - risponde il presidente della Camera - non lo so. Ma certamente è una società molto diversa da quella fin qui conosciuta». Ed «è una sfida - dice ancora Fini - che non può essere affrontata soltanto con polemiche quotidiane». Perché «è una questione talmente complessa che inevitabilmente riguarderà il prossimo futuro della società italiana, a prescindere dalla collocazione di questa o quella forza politica». E per Fini, allora, una politica lungimirante in tema di immigrazione deve basarsi certamente sulla garanzia di sicurezza e legalità, ma anche su una forte cooperazione internazionale perché nessun migrante è felice di andarsene dalla sua terra».

Inoltre, «nell'ambito di queste politiche - ha concluso Fini - occorre chiedersi cosa significhi davvero integrare coloro che stanno in un paese diverso da quello in cui si è nati», consapevoli che «alcuni modelli di integrazione sono falliti, come quelli delle enclave e della assimilazione». Ora, dunque, è il momento di «ragionare su cosa significa davvero integrare quegli stranieri di cui la società ha bisogno», ricordando che non è un problema solo italiano ma di tutte le società europee».