27 aprile 2024
Aggiornato 01:00

Immigrati, Fini: «Respingimenti ok ma nel rispetto diritto asilo»

«Un conto il clandestino, un conto chi fugge da tragedia»

ALGERI - Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, respinge la tesi secondo cui i respingimenti dall'Italia di immigrati clandestini siano di per se stessi violazioni del diritto internazionale ma invita a verificare prima dei respingimenti se l'immigrato che ne è oggetto ha titolo per chiedere il diritto di asilo. «Non si può dire - dice il presidente della Camera incontrando la stampa ad Algeri dove è in visita ufficiale - che respingere un immigrato che vuole entrare clandestinamente in Italia viola il diritto internazionale.

Le politiche di respingimento non violano alcun diritto: questo non lo può dire nessuno. Il diritto internazionale prevede il respingimento ma, ovviamente e giustamente, prevede che venga verificata la sussistenza dei requisiti per chiedere asilo, prima di riaccompagnarli al paese da cui provengono».

Per Fini, dunque, «fermo restando che respingere l'immigrato clandestino non viola il diritto internazionale, noi italiani come tutti gli altri Paesi abbiamo il dovere di verificare se fra coloro che vengono respinti ci sono alcuni che hanno diritto di chiedere asilo». «Perchè un conto è un immigrato clandestino, un altro conto chi gode della possibilità di chiedere asilo: due condizioni che non possono essere trattate allo stesso modo. E questo - ammette il presidente - rende complicata la vicenda poichè è noto che in alcuni dei paesi a maggiore immigrazione i diritti dell'uomo non vengono rispettati e dunque c'è chi fugge da guerre, carestie, discriminazioni».

Un'impostazione, quella di Fini mira a guardare il fenomeno dell'immigrazione clandestina per come è nei suoi contorni reali e non per interessi di parte o politici. «Ho apprezzato - dice il presidente della Camera sul dibattito aperto nel nostro Paese - alcune prese di posizione ma non voglio polemizzare con altri». Quello che è certo però, per Fini, è che «non si può affrontare un tema così delicato in maniera superficiale o, peggio, anche propagandistico».