26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
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Incidenti stradali: in Italia un ciclista al giorno perde la vita

Allarme Asaps: da '05 vittime +11%,mezzo più rischioso. Intervenire

ROMA) - Ogni giorno sulle strade italiane un ciclista perde la vita e 40 devono fare ricorso alle cure del pronto soccorso o degli ospedali: è come se ogni anno sparissero due gruppi del Giro d'Italia a causa degli incidenti stradali: «Troppi», sottolinea un'inchiesta pubblicata su il Centauro di maggio, l'organo ufficiale dell'Asaps, l'associazione sostenitori amici della polizia stradale.

Nel 2007 (ultimi dati Istat disponibili) si sono verificati in Italia 15.713 incidenti con coinvolti dei velocipedi, nei quali hanno perso la vita 352 ciclisti (249 conducenti e 3 trasportati), mentre 14.535 sono rimasti feriti. Fra le vittime 289 sono maschi (82%) e 63 le femmine (18%).

Rispetto al 2005 la mortalità è aumentata dell'11%, i feriti del 16,5%: la percentuale dei ciclisti fra le vittime della strada è passata dal 5,3% del 2004 al 6,9% nel 2007, quella dei feriti è passata dal 3,7 al 4,5%.

Il rischio di mortalità, calcolando come valore medio 1, per i velocipedi è 2,18, il più alto in assoluto, più del doppio rispetto al valore base: per le autovetture il tasso di mortalità è infatti pari a 0,78, per i camion è 0,67, per i pullman 0,48, per i ciclomotori 1,06. Più alto quello per i motociclisti, pari a 1,96.

I bambini da 0-14 anni che hanno perso la vita con la bici nel 2007 sono stati 12 (11 maschi e 1 femmina), due nella fascia fino a 5 anni (di cui uno trasportato), uno in quella che va da 6 a 9. Nell'età da 10 a 14 anni si conta il numero più alto in assoluto fra i bambini: 9 vittime. Le vittime fra gli over 65 sono state 170 (141 maschi e 29 femmine), pari al 48%.

Le regioni che contano più vittime Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, quelle di tradizione ciclistica e con più pianura.

«Sugli incidenti ai velocipedi, che vedono coinvolti in modo sempre più significativo anche i cicloturisti, incide anche un traffico più intenso e meno attento verso questa categoria di utenti della strada - commenta l'Asaps - con una parte di responsabilità anche degli stessi ciclisti, spesso inosservanti delle più elementari regole della circolazione che pur vigono anche per loro, ma vengono interpretate in modo molto approssimativo e disinvolto. E' poi ancora insufficiente l'estensione, in molte regioni, di piste ciclabili».