27 aprile 2024
Aggiornato 00:30

Roma: tradisce la moglie malata con la badante e poi la sfratta

Lei chiede la separazione e lui ottiene l'uso della casa

ROMA - Lui tradisce la moglie, malata di sclerosi multipla, con la badante ucraina. Lei ottiene la separazione e lui la sfratta, nonostante la casa sia intestata proprio a lei. Succede a Roma, dove proprio oggi scade per la signora Roberta Sibaud lo sfratto esecutivo comunicato dall'ufficiale giudiziario. La vicenda ha inizio qualche anno fa, quando la donna, avendo necessità di assistenza continua, decide con il marito di cambiar casa: vendono l`appartamento che possiedono in comunione dei beni e ne acquistano uno più grande, nei pressi di piazza Bologna. Una camera in più, per consentirle di ospitare una badante fissa, e poi i lavori dappertutto: le porte più larghe, il bagno, l`allargamento dell`ascensore condominiale, lo scivolo per disabili all`ingresso.

«Quella casa - racconta la signora Sibaud - è stata tutta modificata intorno alle mie esigenze. Qualche volta è stato anche difficile, perché bisognava convincere gli altri condomini, per non dire delle spese. Ma è andato tutto bene, fin quando non ho commesso lo sbaglio di prendere in casa una badante ucraina». Proprio con lei il marito infatti la tradisce. Dopo liti e discussioni, i due si separano e lui va a vivere in un altro appartamento insieme all'ucraina. Lei rimane nella casa vicino piazza Bologna, che è intestata a lei. Lui però figura nell'atto di acquisto come usufruttuario: perciò ha diritto di viverci. E lo pretende. Così si torna in tribunale e il giudice gli dà ragione: «Ho chiesto al tribunale - spiega la signora - che mi venisse assegnata la casa in considerazione della mia disabilità ma il giudice non ha potuto pronunciarsi in quanto non ci sono figli, che io, sia a causa della malattia e soprattutto la mancanza di volontà di avere dei figli da parte di mio marito, non ho potuto avere. Di conseguenza mio marito ha potuto ottenere una sentenza che gli consente di far valere l`usufrutto della casa; l`ufficiale giudiziario è già venuto, i termini scadono oggi».

«Adesso - racconta - io sono sola, con una nuova badante filippina, mi vedo cacciata da questa casa e anche costretta a pagare una ingente somma a titolo di risarcimento per il mancato usufrutto della casa». «In Italia - spiega l'avvocato Francesco Utzeri, che ha assistito la signora nel giudizio di appello - il codice civile dispone che il giudice tenga conto prioritariamente, nell`attribuzione della casa, del bene dei figli. Non essendoci figli, il giudice ha ritenuto di non potersi pronunciare. Alla luce dell`attuale interpretazione della giurisprudenza, la norma deve essere interpretata restrittivamente. Se il bene dei figli è prioritario, perché si tratta di una parte debole, bisognerebbe, tuttavia - sottolinea - tener conto di altre situazioni di debolezza quali l`età avanzata, la malattia e anche la disabilità».

«I figli crescono e se ne vanno - continua la signora Sibaud - la disabilità rimane per tutta la vita e nel mio caso purtroppo peggiora; non voglio dire che la decisione del giudice sia ingiusta, tuttavia di certo non prende nella dovuta considerazione le mie condizioni fisiche, economiche ed il danno che un cambio di casa arrecherebbe alla mia vita e alla mia libertà personale. In qualunque altra casa non specificamente studiata io sarò ostaggio delle barriere architettoniche».