3 ottobre 2025
Aggiornato 09:30
Ddl sicurezza

Fini chiede chiarimenti a Maroni su «presidi-spia»

«Immigrazione tema serio, non da volantini per campagna elettorale»

San Donà di Piave (Venezia) - Una lettera al ministro degli Interni, Roberto Maroni per chiedere chiarimenti su una norma del disegno legge sulla sicurezza che - secondo una certa interpretazione - impedirebbe l'iscrizione alla scuola dell'obbligo per i figli di clandestini. L'ha inviata il il presidente della Camera, Gianfranco Fini proprio alla vigilia del dibattito sul decreto sicurezza previsto in Aula per domani. A renderla nota è lo stesso Fini che ha partecipato questa mattina ad un incontro sulla Costituzione e sul ruolo del Parlamento con alcuni studenti dell'istituto superiore «Leon Battista Alberti» di San Donà di Piave (Venezia).

Rispondendo a una domanda di un ragazzo sul tema dell'immigrazione e dell'integrazione degli stranieri in Italia, la terza carica dello Stato, ha precisato che «nel disegno legge sulla sicurezza c'è una norma per la quale ogni volta che ci si vuole interfacciare con la pubblica amministrazione occorre presentare un documento di identità, ma per un cittadino straniero occorre il permesso di soggiorno». Ragionando sul fatto che un clandestini non ha alcun tipo di documento di riconoscimento valido in Italia, Fini ha poi aggiunto: «Se la norma è interpretata in un certo modo, arriviamo all'estremo che un bambino non potrebbe nemmeno frequentare la scuola dell'obbligo se i genitori non hanno il permesso di soggiorno».

«Per questo - continua - ho chiesto un chiarimento a Maroni, è giusto porre questo tema alla vigilia del dibattito in Aula». Quando si parla di immigrazione, secondo il presidente della Camera, bisogna «evitare la 'scimitarra', ma anche la tentazione ideologica e di propaganda politica da una parte e dall'altra»; un costume facile in Italia visto che «c'è stato anche chi ha detto che un clandestino non può registrare all'anagrafe un figlio appena nato quando non è così, visto che la legge sull'immigrazione che porta anche il mio nome prevede che se una donna partorisce ha il permesso di soggiorno per sei mesi, non ci saranno bambini apolidi». «Queste sono questioni importanti - aggiunge Fini - che non possono essere affrontate come se si distribuissero volantini in campagna elettorale. Ci vuole il rispetto delle persone umane e dei valori, come prevede la Costituzione, e occorre un confronto serio».