18 aprile 2024
Aggiornato 12:00

Referendum: il Premier vota sì, il Pd: Umilia la Lega

Il Carroccio: «Se passa ne trarremo le conseguenze»

Il sì di Silvio Berlusconi al referendum elettorale spiazza un po' il Pd, irrita la Lega e l'Udc e fa felici i promotori del quesito, che sanno di avere davanti una partita durissima per il raggiungimento del quorum, vero nocciolo della questione. In realtà, si tratta di capire se quella di Berlusconi è una presa di posizione d'ufficio, o se il premier intenda invece cavalcare i quesiti per regolare un po' di conti nella maggioranza. Martedì sera, rispondendo ai giornalisti, si è limitato ad una constatazione quasi scontata: «La risposta è ovvia. Al referendum che dà il premio di maggioranza al partito più forte, vi sembra che io possa votare no? Nella domanda c'è la risposta». Esattamente quello che temevano diversi, nel Pd, e infatti ieri Francesco Rutelli, conversando con i suoi, si è lasciato andare ad un 'come volevasi dimostrare' e Nicola Latorre si dice «stupito per lo stupore», dal momento che la sortita di Berlusconi era «prevedibile».

Molti nel Pd si augurano che il quorum non venga raggiunto perché, è il ragionamento, la legge che scaturirebbe dal referendum avvantaggerebbe solo Berlusconi. Del resto, anche Franceschini ha spiegato che il partito è per un «sì per la riforma», ovvero sì al referendum ma la riforma si fa poi in Parlamento. Il dubbio che hanno in molti è che il premier, in caso di vittoria del sì, possa ritenere molto più conveniente tenersi la legge che esce dal referendum. Sta di fatto che anche Franceschini ieri non si è certo complimentato con Berlusconi: «E' surreale che voti per abrogare una legge che ha fatto lui. Vota sì per umiliare la Lega». Il Pd, insomma, cerca di enfatizzare le divisioni nella maggioranza.

La Lega risponde dando voce a quello che nel Pd molti dicono sottovoce: «Dopo la dichiarazione del premier è evidente a chi convenga questo referendum: mi aspetto che dopo parole così esplicite e oneste dal suo punto di vista il segretario del Pd ripensi a quando dichiarato finora e cioè che sosterrà il referendum. Mi pare francamente questo sì un atto di masochismo». Ma il Carroccio invia anche un avvertimento al premier, sia pure senza drammatizzare: «Mi preoccupa perchè è una presa di posizione che non condividiamo e cercheremo di fargliela correggere».

Un distinguo, che non è certo l'annuncio di una barricata. Anche quando gli viene chiesto se, in caso di vittoria del sì, ci saranno le elezioni anticipate, Maroni si limita a dire: «Non so, è difficile che il Parlamento possa fare una nuova legge elettorale dopo un referendum così carico di significato politico. Perciò bisogna evitare che avvenga il danno, perchè se avviene, poi, tanti saluti...».

Chi attacca il Pd è Pier Ferdinando Casini, che accusa Franceschini di fare un'opposizione «di comodo». «Che Berlusconi e Franceschini marcino insieme per il sì al referendum non mi sorprende affatto. Non vorrei però che questa volta sbagliassero i conti, perché c`è sempre una goccia che fa traboccare il vaso. Comunque questa vicenda dimostra inequivocabilmente che il Pd è una opposizione di comodo e se aspettiamo che sul progetto del Partito Democratico cresca l`alternativa a questo governo, possiamo metterci il cuore in pace».

Gli unici che apprezzano la mossa del premier sono Giovanni Guzzetta e Mario Segni, promotori del referendum: «Non posso che rallegrarmi del fatto che Berlusconi dichiari di votare sì al referendum», dice Guzzetta. «Il sì di Berlusconi è un atto di chiarezza che gli fa onore», aggiunge Segni.

Il punto, però, è capire quanto il premier abbia intenzione di investire sul referendum. Il Pd, a quanto riferiscono in molti, pare intenzionato a non spendersi a sostegno del quesito, al di là del 'sì' ufficiale pronunciato dalla direzione del partito su proposta del segretario. Berlusconi potrebbe limitarsi a fare la stessa cosa.