18 agosto 2025
Aggiornato 11:30
Celebrazioni del 25 Aprile

Napolitano: «No vecchi scontri, rispetto per ogni Caduto»

«Tutti si riconoscono nella Costituzione»

Il 25 aprile del capo dello Stato inizia idealmente al cimitero partigiano di Forno di Coazze, nel torinese, e termina al Sacrario militare di Mignano Montelungo, in provincia di Caserta. Due espressioni della Resistenza: i partigiani della Val Sangone e i militari del nuovo esercito che nel dicembre 1943 combatterono contro i tedeschi. Ma la stessa Italia, unita dai valori della libertà e della democrazia. È prima di tutto un messaggio di unità quello che Napolitano ha voluto inviare tre giorni fa da Torino e ieri dalla Campania. Basta sterili divisioni e polemiche: il 25 aprile deve essere una festa «di tutti».

Nel giorno in cui il premier Silvio Berlusconi chiede da un lato pietà per i repubblichini e riconosce dall'altro il «valore fondamentale » della Resistenza per la nascita della Repubblica italiana, Napolitano celebra i molti volti della Resistenza e ribadisce che «a nessun caduto si possono negare il rispetto e la pietà». L'elemento unificante deve essere per tutti la Costituzione perchè nella Corta fondamentale della Repubblica «possono riconoscersi tutti - insiste - anche quando vissero diversamente gli anni dal 1943 al 1945, quanti ne hanno una diversa memoria per sofferta esperienza personale o per giudizi acquisiti». Da qui bisogna partire, ammonisce il capo dello Stato, «per una rinnovata unità nazionale, non più segnata da vecchie, fatali e radicali contrapposizioni».

Del resto, da quando è salito al Quirinale, Napolitano è stato molto attento a sottolineare l'unitarietà e i molti e diversi contributi che furono dati da altrettante e differenti anime «a quel riscatto civile» che portò alla liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo. Nel primo anno del suo mandato Napolitano celebrò la liberazione a Cefalonia dove i militari italiani, allo sbando dopo l'8 settembre, restarono fedeli fino all'ultimo al proprio amor di patria al prezzo della propria vita. Poi, l'anno scorso a Genova, il presidente sottolineò il rispetto che si deve a tutti i caduti e quest'anno ha messo in guardia da qualsiasi azione di «svalutazione o diffamazione» della lotta partigiana, che invece fu «fondamentale».

Ieri l'omaggio alle forze armate e ai militari che «restarono fedeli al giuramento prestato e secondo un fondamentale principio di continuità dello Stato italiano presero il loro posto nella guerra di liberazione». Non c'è spazio per le polemiche nel discorso del presidente, teso a onorare tutte le componenti del «moto patriottico civile che culminò nella conquista della libertà e dell'indipendenza del nostro Paese».

Sulla stessa linea il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, secondo il quale «con le parole del presidente e del premier si apre la porta a una celebrazione assolutamente condivisa del 25 aprile che è, al di là dei giudizi storici, la festa di tutti». E la democratica Rosy Bindi, presente alla cerimonia a Montelungo, commenta che «come cristiani la pietà non si nega a nessuno, ma occorre distinguere chi ha dato la vita per la libertà e la democrazia e in difesa del nostro Paese».