Napolitano: 25 Aprile è festa di tutti, Partigiani fondamentali
«Non conta dove e come la si celebra ma che si sia uniti»
Forno di Coazze (Torino) - Non ci si può e non ci si deve dividere, con inutili polemiche, sulla ricorrenza del 25 aprile che è una festa «di tutti» e di cui tutti devono avere, pur nella differenza delle sensibilità, «consapevolezza». A Forno di Coazze, dove nel 1944 i rastrellamenti dei comandi tedeschi fecero 300 vittime tra i partigiani e la popolazione civile, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano tiene un discorso che è una sorta di prova generale di quello previsto in occasione della festa della Liberazione. Accanto al capo dello Stato c'è il democratico Piero Fassino, figlio del comandante partigiano Eugenio, ci sono tutte le autorità locali piemontesi, dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino, al presidente della Provincia Antonio Saitta, alla governatrice Mercedes Bresso, e ci sono i rappresentanti dei soldati stranieri che aiutarono la lotta partigiana. In prima fila l'ambasciatore russo e i rappresentanti delle ambasciate ceca, slovacca, polacca e statunitense.
All'ossario che, sui monti della Val Sangone, conserva le spoglie di 100 partigiani caduti durante la guerra di Liberazione, Napolitano ribadisce che «la Resistenza non può appartenere solo a una parte della nazione» perché «fu una straordinaria prova di riscatto civile» dell'Italia intera.
Se l'obiettivo è di giungere a «un comune sentire storico», esigenza che secondo il presidente è tutt'oggi «necessaria e importante», non si possono negare alcune verità storiche. Il presidente dice molto chiaramente che «non si può svalutare o diffamare l'esperienza partigiana, come purtroppo è accaduto e ancora accade». «Piaccia o meno - attacca Napolitano - il contributo dei partigiani è stato fondamentale per restituire dignità, indipendenza e libertà al Paese». Insieme a questo vanno riconosciute tutte le altre 'Resistenze', da quella della popolazione civile a quella «non meno importante» dei militari che si unirono alle formazioni partigiane, al sacrificio dei «600mila militari italiani internati in Germania che respinsero ogni lusinga rifiutando di aderire al regime repubblichino».
L'importante, dunque, è che la festa della Liberazione corrisponda a un momento di unità per il Paese. Napolitano sarà, dopodomani, a Mignano Montelungo dove diede prova del proprio valore il nuovo esercito italiano. Il premier Silvio Berlusconi ha annunciato la propria partecipazione alla cerimonia all'Altare della patria e, con ogni probabilità, alla commemorazione che si svolgerà nelle terre colpite dal terremoto in Abruzzo. Bene, ha osservato Napolitano, «io considero importante che ci si unisca quest'anno per celebrare in qualsiasi modo e in qualsiasi luogo la festa della Liberazione, che si celebri una o un'altra componente della Resistenza è essenziale che ci unisca la stessa consapevolezza, lo stesso impegno a preservare il patrimonio di valori della Resistenza che si sono tradotti nei principi e nei diritti della Costituzione».
Vep/Ral