3 maggio 2024
Aggiornato 20:00

Pittoni: Un milione di opuscoli per spiegare il federalismo

Si tratta del nuovo numero di “Lega Nord flash”, pubblicazione curata dal senatore Mario Pittoni

ROMA - Un milione di opuscoli, distribuiti a partire dalla settimana prossima sull’intero territorio nazionale, per spiegare cosa cambia (in positivo) per i cittadini con il Federalismo fiscale (il provvedimento, com’è noto, dovrebbe ottenere l’approvazione definitiva del Senato a fine mese). Si tratta del nuovo numero di «Lega Nord flash», pubblicazione curata dal senatore Mario Pittoni e cofirmata dal ministro alla Semplificazione e coordinatore delle segreterie nazionali del Carroccio Roberto Calderoli, che nei prossimi giorni verrà recapitata a tutte le segreterie regionali e provinciali del movimento.

«Il federalismo – spiega il senatore Pittoni – non può non funzionare in quanto è vincolato al concetto di responsabilità della spesa. Responsabilità venuta pesantemente a mancare negli ultimi decenni. Risultato: un debito pubblico che, solo di interessi, costa ai cittadini oltre 80 miliardi di euro l’anno, l’equivalente di 3-4 Finanziarie». L’opuscolo apre con una carrellata sui meccanismi che si attiveranno col Federalismo fiscale: «Avremo un sistema premiante per Regioni ed Enti locali che – a fronte di un alto livello dei servizi – offriranno una pressione fiscale inferiore alla media; previste al contrario sanzioni fino al commissariamento per chi sperpera i soldi pubblici». Viene sottolineato che «a trarre vantaggio dalla riforma sarà anche la lotta all’evasione fiscale: il coinvolgimento negli accertamenti degli Enti locali (diventati beneficiari di una quota del prelievo) può rivelarsi un potente fattore di contrasto all’evasione».

Successivamente il foglio si addentra nei numeri, che inequivocabilmente confermano la bontà della proposta federalista: «Il centralismo fiscale italiano (su 100 euro di entrate tributarie nel nostro Paese ben 77 vanno all’Amministrazione centrale) si traduce in una pressione tributaria di quasi 6 punti superiore alla federale Germania (il cui governo centrale assorbe meno del 50% di quanto versato dai contribuenti) e di 5 punti più alta della Spagna (che ha entrate centrali intorno al 55%)». Non è finita: «Abbiamo quasi 60 dipendenti pubblici ogni mille abitanti, contro 55 di Germania e Spagna. Questo succede perché nella maggior parte dei casi chi lavora in istituzioni ed enti periferici è stipendiato dal Centro. La pratica – frequente soprattutto nel Meridione – di assumere gli amici, ha fatto lievitare oltre misura il numero dei dipendenti. Incremento che, dovendo pagare con i propri soldi (come avviene nei sistemi federali), non ci sarebbe stato. Evidente che finché gli sprechi sono a carico di altri (anche se alla fine ci rimettono tutti), la situazione non cambia.

In Germania fra il 2000 e il 2007 la spesa per il personale pubblico in percentuale del Prodotto interno lordo è scesa dall’8,1 al 6,9. In Italia nello stesso periodo i costi sono aumentati dal 10,4 al 10,7% del Pil. Attualmente quindi siamo avanti di quasi 4 punti, con una spesa aggiuntiva di 60 miliardi di euro». Sulla questione delle tasse l’opuscolo ricorda poi che «uno studio dell’Agenzia delle entrate segnala nel nostro Paese realtà dove, ogni 100 euro dichiarati, ce ne sono addirittura altri 87 di reddito sommerso. Mancati introiti per lo Stato, che finiscono col tradursi in un ulteriore esborso a carico dei contribuenti onesti. Con l’autonomia fiscale gli Enti locali avranno tutto l’interesse a recuperarli, creando un percorso virtuoso a vantaggio di tutti».