Immigrazione: Denuncia dopo parto. Cgil: è razzismo istituzionale
“Sia fatta luce su episodio incivile”
ROMA – «Una conseguenza prevedibile delle crociate contro lo straniero, delle ronde e delle spedizioni punitive che sconfinano in forme di razzismo istituzionale». È il giudizio della segretaria confederale della Cgil, Morena Piccinini, in merito a quanto accaduto recentemente a Napoli all’ospedale Fatebenefratelli.
«Ad una giovane madre - spiega la sindacalista -, nata in Costa d’Avorio e richiedente asilo, è stato impedito dopo il parto di avere con sé il figlio dopo la richiesta avanzata dall’ospedale al commissariato di polizia affinché si facessero accertamenti sull’identità della donna».
«In attesa delle verifiche e delle conferme, il bambino è stato ‘sottratto’ ai genitori e trattenuto in ospedale per undici giorni», denuncia la dirigente sindacale, la quale aggiunge: «Si negano i diritti dei genitori e del neonato per verificare la veridicità di quanto dichiarava una partoriente sulla sua identità e sui suoi documenti».
Per Piccinini, «i diritti e le responsabilità dei genitori sono state cancellate da un dubbio di regolarità del soggiorno e i diritti del neonato letteralmente calpestati da comportamenti illegittimi, secondo le norme vigenti, e suggeriti da una proposta di legge che non è stata ancora approvata e si spera che non lo sarà mai». Quanto accaduto a Napoli, rincara la segretaria confederale Cgil, «è una grave violazione dei diritti della persona e del diritto alla salute che la nostra Costituzione garantisce a tutti». La Cgil chiede perciò «che sia fatta piena luce sulle responsabilità di questo episodio incivile di violazione di diritti fondamentali della donna madre e del bambino, non escludendo - conclude Piccinini -, per meglio tutelarli, di ricorrere alla costituzione di parte civile».