AN, Fini «congeda» i colonnelli e archivia Partito «di Destra»
Nel discorso d'addio svolta del leader sui temi dell'identita
ROMA - C'è stato un momento, un momento preciso nel quale nessuno della classe dirigente di An si sarebbe voluto trovare sul palco dell'ultimo congresso di Alleanza nazionale che ieri ha sancito la confluenza di An nel Pdl che vedrà la luce tra una settimana. Gianfranco Fini aveva già 'bombardato' un paio di colonne portanti della destra italiana 'tradizionale', anzi aveva direttamente archiviato l'esistenza di un partito semplicemente 'di destra' in Italia. E' l'attimo esatto nel quale il presidente della Camera si volta verso la classe dirigente, si ferma un attimo, poi scandisce: con la nascita del Pdl «tutti devono mettersi in discussione, anche io lo farò», per «qualcuno verranno meno rendite di posizione, per altri ci saranno occasioni».
Da settimane la preoccupazione di buona parte dei vertici aennini era quella di veicolare un messaggio: la destra non smobilita. Fini ieri è salito sul palco e in un'ora ha come ribaltato il tavolo: il Pdl «non può e non deve essere un partito di destra», la destra deve portare il suo «valore aggiunto» ma il nuovo partito deve essere un «contenitore ampio, arioso, inclusivo, multidentitario e unitario».
Stesso effetto, distruttivo, sul piano dell'identità. Il mantra della due giorni congressuale, con sfumature ovviamente diverse, era stato: entriamo nel Pdl con tutta la nostra identità. «Non dobbiamo preoccuparci della nostra identità - ha scandito invece Fini - ma dell'identità degli italiani tra dieci anni. L'identità non è come una coperta di Linus, autoconsolatoria, che si alimenta con la retorica più o meno roboante della propaganda. Quando si basa sui valori deve orientare il cammino».
«Per la prima volta ci troviamo di fronte ad una società multietnica e multireligiosa. E' una sfida che non va affrontata solo con la logica della sicurezza, dell'espulsione del clandestino. Siamo un paese demograficamente sempre più vecchio e in cui in futuro i cittadini saranno gli italiani senza essere figli degli italiani». Società multietnica «vuol dire anche società multireligiosa, che non vuol dire dare vita ad un agnosticismo». In pochi applaudono, dalla platea congressuale.
LAICITA' - E non c'è particolare calore neanche di fronte al passaggio sulla laicità: è un «valore» che il Pdl deve fare proprio. «Questo - ha osservato - non significa negare il magistero della Chiesa, ma netta separazione». Tutti o quasi, infine, avevano invocato per Fini un ruolo di leadership, chi ipotizzandone un impegno europeo nell'immediato, chi sottolineando la natura duale della leadership del Popolo della libertà. Anche qui, siccome di discorso che guarda all'Italia «dei prossimi 15 anni» si tratta, il presidente della Camera ha messo in chiaro: il nuovo partito «ha un leader che è Berlusconi ed è di tutta evidenza». E in ogni caso «non si può pensare che solo chi è leader - ha aggiunto - può dare un contributo di idee, orientamenti e sintesi: i leader non si battezzano, non si creano a tavolino».