Oggi il Fini-Day: non è un addio alla Casa del Padre
In Pdl non solo Leadership, ma Politica. Oggi spiega il progetto
ROMA - Forse alla fine Gianfranco Fini cederà all'emozione. Oggi il presidente della Camera e altri 1.800 delegati diranno addio ad Alleanza nazionale, Fiamma e simbolo per accomodarsi nella spaziosa, promettente, temutissima creatura berlusconiana lanciata da un predellino. Fini saluterà dunque An e forse alla fine una lacrima scapperà. Ieri però il presidente della Camera ha mostrato sicurezza e serenità, e anzi incontrando i colonnelli durante la pausa pranzo si è rallegrato per il clima «razionale», lontano anni luce da un addio triste e pieno di rimpianti.
Ieri ha ascoltato, preso appunti durante l'intervento del reggente Ignazio la Russa e apprezzato un discorso «efficace e misurato». Ma oggi tutti gli occhi saranno puntati su di lui. Attaccherà Berlusconi? è la domanda più ricorrente fra cronisti e congressisti. Nelle intenzioni del presidente della Camera, l'ultimo appello al popolo aennino dovrà essere franco, senza acuti polemici sterili, ma senza sconti. Fini, racconta chi ha avuto modo di parlarci, ha un obiettivo: quello di spiegare che il passaggio dal Msi ad An prima, da An al Pdl poi, è in continuità, è un unico percorso organico.
PROGETTO PER L'ITALIa - «Voglio spiegare a questa gente perché stiamo facendo tutto questo, cos'è questo Progetto per l'Italia'», ha detto a uno dei colonnelli. Chiederà ad Alleanza nazionale di partecipare con lui alla costruzione del Pdl. Senza guardarsi alle spalle, perché non si tratta di abbandonare la casa del padre, ma di costruirne una nuova. Fini ha ben chiaro il fatto che l'esperienza di governo comporta un approccio pragmatico, ma allo stesso tempo pretende che il nuovo partito si doti di una proposta culturale nel segno dell'innovazione.
SUPERARE LE CATEGORIE DEL PASSATO - Per il presidente della Camera bisogna «superare le categorie del passato, superare An ma anche Forza Italia», perché non basta «guardare solo alla propria identità», ma occorre sforzarsi per trovare «nuove sintesi» e rispondere alle sfide del presente, dalla crisi economica alla bioetica. Il Pdl sarà qualcosa di nuovo se si riuscirà a riempirlo di contenuti e se gli uomini che lo costituiranno riporteranno «al centro la politica»: per farlo «non basta solo la leadership», come ha più volte affermato Fini. E poi serve «democrazia», serve ancorare il partito al territorio: dopo la naturale fase di commissariamento, transitoria, c'è bisogno di «regole e luoghi di confronto». Il Pdl, insomma, va costruito non solo dal vertice, perchè altrimenti si rischia lo svuotamento dalla base.